vanadio
vanàdio s. m. [lat. scient. Vanadium, dal nome antico nordico della dea della bellezza, Vanadīs, identificata poi con la dea Freia]. – Elemento chimico di simbolo V, peso atomico 50,94, numero atomico 23, valenze 2, 3, 4 e 5, appartenente al quinto gruppo del sistema periodico; è un metallo grigio, resistente a molti agenti aggressivi, che si ricava da alcuni suoi minerali (per es., la roscoelite e la vanadite) o, come sottoprodotto, dalla lavorazione dei minerali di ferro, di titanio, di uranio e della bauxite, che spesso lo contengono; è usato, in piccole percentuali, nella preparazione di acciai speciali ad alto limite di snervamento, in particolari leghe ferrose resistenti ad alta temperatura, in leghe per magneti, in alcune ghise. Tra i suoi composti il più importante è il pentossido di v., che si presenta in cristalli giallo-rossastri, usato come catalizzatore di ossidazione, per la fabbricazione di vetri e ceramiche di colore giallo, ecc. Come tutti i suoi composti, il vanadio ha azione tossica sull’organismo e determina, nei lavoratori industriali che lo trattano, alterazioni subacute o croniche a carico dei sistemi respiratorio e gastroenterico; costituisce tuttavia il gruppo prostetico di un pigmento (emovanadina) delle cellule del sangue delle ascidie, cellule perciò dette vanadociti.