valigia
valìgia (ant. o merid. valige) s. f. [cfr. lat. mediev. valisia, di etimo incerto] (pl. -gie o ge). – 1. Contenitore per riporvi il vestiario e altri oggetti personali da portare con sé in viaggio, in forma di parallelepipedo oppure a soffietto, più o meno rigido, di cuoio, tela, stoffa impermeabilizzata, cartone telato, materiali plastici e anche metallo, con coperchio apribile ma non staccato, e munito di un manico (o di due maniglie che si uniscono in modo da poter essere afferrate con una mano sola), talora, se poco voluminoso, con tracolla (i modelli più grandi sono dotati, a volte, di due rotelle, per il trascinamento a mano): fare le v., prepararle, riempirle della roba che si vuole portare con sé, e in senso estens. e fig. prepararsi a partire, andarsene (anche contro la propria volontà). 2. Nel passato la parola ebbe sign. più ampio, indicando varî altri mezzi e modi di trasporto della roba in viaggio. All’epoca delle diligenze, era detta v. o v. postale la borsa o il sacco in cui si riponevano la corrispondenza e i pacchi (oggi, con lo stesso senso, corriere); di qui, v. diplomatica, la corrispondenza d’ufficio che una missione diplomatica all’estero invia al proprio governo, o riceve da esso, e che il diritto internazionale protegge con particolari garanzie per la libertà, la segretezza e la sicurezza delle comunicazioni. Di qui anche la denominazione di Valigia delle Indie (ingl. Indian Mail), con la quale era tradizionalmente designato il servizio postale e passeggeri diretto tra la Gran Bretagna e le Indie Orientali (istituito nel 1835 ma perfezionatosi con l’apertura nel 1869 del canale di Suez), mediante un servizio misto marittimo (nella Manica e nel Mediterraneo, ecc.) e ferroviario (da Calais e Marsiglia o Brindisi). ◆ Dim. valigétta, valigina o valigino m. (per le valigette quarantott’ore e ventiquattr’ore, v. rispettivam. quarantotto e ventiquattro); tra dim. e accr., non com., valigiòtta o valigiòtto m.; accr. valigióna, e più com. valigióne m.; pegg. valigiàccia.