valeriana
s. f. [dal lat. mediev. valeriana, der. del nome, Valeria, di una provincia della Pannonia inferiore, così chiamata in onore di una figlia di Diocleziano]. – 1. a. Pianta delle valerianacee (Valeriana officinalis), comune nei luoghi umidi, prati e boschi, dell’Eurasia, coltivata in varî paesi per ottenerne l’omonima droga; è un’erba alta fino a 150 cm, con breve rizoma, foglie opposte pennatosette, fiori bianchi o rosei in pannocchie di cime, e frutto ad achenio con pappo piumoso. Dal rizoma e dalla radice secca della pianta si ottiene, per distillazione con vapore d’acqua, un olio essenziale largamente adoperato per la sua blanda azione sedativa sul sistema nervoso centrale. b. V. rossa o v. pisana (lat. scient. Centranthus ruber), erba perenne della stessa famiglia della valeriana, che cresce su rocce e muri nella regione mediterranea ed è coltivata nei giardini: alta fino a un metro, ha foglie intere, fiori rossi, ed è provvista di grosse radici che hanno le stesse proprietà di quelle della valeriana. 2. Nella classificazione botanica, genere di piante valerianacee (lat. scient. Valeriana), con numerose specie presenti in tutti i continenti ad eccezione dell’Australia; in Italia, oltre alla valeriana comune (di cui al n. 1 a), crescono, soprattutto sui monti, una quindicina di specie, tra cui Valeriana montana, che vive su substrati sassosi calcarei di zone montuose in quasi tutte le regioni, ma comune solo sull’arco alpino.