uncino
s. m. [dal lat. uncinus, der. di uncus «uncino, arpione», e questo dal gr. ὄγκος]. – 1. Arnese di metallo, ricurvo e per lo più adunco, che serve per afferrare o appendere qualcosa: il secchio fu ripescato dal pozzo, dove era caduto, con un u.; bestie macellate appese agli u.; prosciutti appesi al soffitto per mezzo di uncini; locuz. avv. a uncino, a forma di uncino: chiodi a u.; l’amo è fatto a uncino. In senso fig., scherz., scarabocchio, grafia brutta e illeggibile: che cosa vuoi che legga in codesti uncini? 2. In botanica, nelle ife ascogene dicariotiche degli ascomiceti, la cellula apicale che, nella fase precedente la cariogamia e la formazione dell’asco, genera un diverticolo piegato a uncino. 3. In anatomia, nome dato, per similitudine, ad alcune formazioni: u. vertebrali, le apofisi semilunari delle vertebre cervicali; u. dell’ippocampo, la porzione anteriore della circonvoluzione dell’ippocampo. 4. In zoologia, nome delle formazioni microscopiche, chiamate anche amuli, portate dalle barbule delle penne degli uccelli e che servono ad ancorare le barbule fra loro dando coesione ed elasticità al vessillo. 5. Nel pugilato, sinon., meno usato, di gancio (alla francese crochet, all’inglese hook). Anche nella pallacanestro, il tiro a uncino è più comunem. detto gancio (v.). ◆ Dim. uncinèllo, uncinétto, anche con significati partic. (v. le due voci).