umiliato
agg. e s. m. [part. pass. di umiliare]. – 1. agg. a. Che ha subìto un’umiliazione, avvilito, mortificato: essere, sentirsi u.; siamo rimasti u. dal suo contegno sprezzante. b. Che prova un sentimento di umiliazione, cioè di pentimento e di vergogna: si prostrò u. ai suoi piedi, implorando perdono; sono u. per quanto è successo. 2. s. m. Al plur., umiliati, membri di un movimento religioso affine a quello valdese, sorto in Lombardia verso la metà del sec. 12°: appartenenti per la maggior parte al ceto operaio, si proponevano di vivere in umiltà e povertà a imitazione della chiesa primitiva, traendo i mezzi di sussistenza dal proprio lavoro e costituendo comunità di uomini e di donne viventi insieme in continenza. Il movimento diede presto luogo a due tendenze: una, bandita dalla Chiesa come eretica, darà poi origine ai Poveri Lombardi; l’altra, costituitasi in ordine religioso con una regola mista di elementi benedettini e agostiniani (approvata da Innocenzo III nel 1201), ebbe vita fino al 1571, quando l’ordine fu soppresso da Pio V.