ultravioletto
ultraviolétto agg. [comp. di ultra- e violetto]. – Di radiazione elettromagnetica avente lunghezza d’onda compresa tra quella minima della radiazione visibile (400 nm, corrispondente al colore violetto) e 2÷4 nm, valore oltre il quale si entra nello spettro dei raggi X (si indica spesso con la sigla UV o con l’abbrev. U.V.): lampada a raggi u., emettente cioè radiazioni ultraviolette o, come correntemente si dice, raggi u.; luce u., locuzione estens. per indicare irraggiamento ultravioletto, per es. da parte di una lampada a raggi ultravioletti (non si tratta propriamente di luce, in quanto tali raggi sono invisibili). In astrofisica, astronomia u. (o UV), quella che ha per oggetto la ricerca e lo studio dei corpi celesti irraggianti energia nell’intervallo spettrale fra 300 e 91,3 nm; tale banda, a causa della presenza di ossigeno e ozono nell’atmosfera terrestre, presenta un forte assorbimento e quindi la maggior parte delle osservazioni (quelle a frequenze più elevate) vengono effettuate con strumenti installati su palloni o satelliti. Come s. m., il termine indica il campo delle radiazioni u., convenzionalmente diviso in u. vicino (indicato con la sigla UVA), da 400 a 200 nm, l’u. medio o u. da vuoto (VUV), da 110 nm, l’u. lontano o u. estremo (EUV), da 110 a 20 nm, e l’ultravioletto X (XUV), di transizione al campo dei raggi X, da 20 a 2-4 nm. La radiazione ultravioletta è fortemente attinica, ha un grande potere ionizzante e fotoelettrico, dà luogo a fluorescenza e fosforescenza in varie sostanze, e ha notevoli effetti biologici, tra i quali l’alterazione della struttura del DNA.