uccidere
uccìdere (ant. occìdere) v. tr. [lat. occīdĕre, comp. di ob- e caedĕre «tagliare, uccidere»] (pass. rem. ucciṡi, uccidésti, ecc.; part. pass. ucciṡo). – 1. Privare della vita, causare la morte, per lo più con mezzi o in modi violenti: u. qualcuno con una pugnalata, con una fucilata, col veleno; i rapinatori hanno ucciso il cassiere che aveva dato l’allarme; fu ucciso in una sparatoria, in uno scontro armato, in un incidente di caccia; riferito ad animali (cfr. ammazzare): u. un serpente con un sasso; u. una lepre, a caccia; la tigre ha ucciso un’antilope; il leone ha azzannato e ucciso il domatore. Per la frase prov. vile! tu uccidi un uomo morto, v. maramaldo. Nel rifl., uccidersi, togliersi la vita: si è ucciso con un colpo di rivoltella, ingerendo un tubetto di barbiturici, impiccandosi, ecc.; come rifl. reciproco: da quando mondo è mondo gli uomini si fanno guerra e si uccidono; come intr. pron., perdere la vita, per lo più in modo accidentale: si è ucciso battendo la testa sull’orlo della vasca da bagno. Con soggetto (grammaticale o logico) esprimente la causa cui è dovuta la morte: è stato ucciso da una polmonite, da un colpo apoplettico, dal morso di un serpente; le emozioni troppo violente possono u.; o anche la causa non diretta e immediata, ma indiretta e lontana, cui la morte è dovuta, o che affretta, che provoca lentamente la morte: l’eccessivo lavoro l’ha ucciso; ne uccide più la gola che la spada (prov.); troppi giovani muoiono ogni giorno uccisi dalla droga; con i dolori che le dà tutti i giorni, finirà per u. quella povera madre; con valore iperb.: quest’angosciosa attesa mi uccide. 2. Per estens., riferito (come compl. oggetto) a cose concrete o astratte, fare perire o deperire, distruggere: il gelo uccide le piantine giovani; una feroce guerra civile che ha ucciso ogni senso di pietà e di umanità; opprimere, deprimere, mortificare: leggi che uccidono la libertà, l’industria, ecc.; il servilismo uccide l’ingegno umano. ◆ Part. pass. ucciṡo, anche come agg. e sost. (v. la voce).