tunica
tùnica s. f. [dal lat. tunĭca (cfr. tonaca); come termine della moda femm., dal fr. tunique]. – 1. Indumento maschile e femminile usato presso i popoli antichi e soprattutto presso i Romani, che lo indossavano direttamente sul corpo: di lana o anche di lino, con maniche corte fino al gomito o senza maniche, lunga fino al ginocchio, era stretta e fermata da una cintura o da un pendaglio sotto il petto. Per estens., indumento simile alla tunica classica: si chiamò così, per es., l’abito femminile usato nel costume classicheggiante durante il Direttorio, e sino al secolo scorso, una giubba militare, lunga anch’essa fino al ginocchio; più recentemente, era il nome di un abito bianco indossato nella liturgia cattolica dai laici in funzione di lettori o di ministranti. Oggi, nella moda femminile, indica un abito semplice e diritto, lungo per lo più fino al ginocchio, senza maniche o con maniche corte, stretto alla vita o sotto il petto: una t. di lino, di cotone stampato. 2. fig. a. poet. Rivestimento: ne le t. di pergamena Tra la medicea ferrea catena Tremano i codici (Carducci). b. In anatomia, nome dato a strati concentrici di organi cavi (tuniche delle arterie, dello stomaco, ecc.) o a rivestimenti di altri (t. vaginale e t. albuginea del testicolo). c. In botanica, nome di strati che rivestono e proteggono organi delicati, come l’apice vegetativo del caule, i frutti, i semi, e in partic. di quelli che avvolgono certi bulbi, come le squame esterne della cipolla. d. In zoologia, il rivestimento sacciforme che avvolge il corpo dei tunicati, composto di una sostanza particolare, la tunicina, la cui composizione varia da specie a specie. ◆ Dim. tunichétta, tunichina, e, con accezioni proprie, tunicèlla (v.) e tunicina (v.).