tumulto
s. m. [dal lat. tumultus -us, d’incerta origine]. – 1. letter. Confusione rumorosa, soprattutto di gente che grida e si agita: Diverse lingue, orribili favelle, Parole di dolore, accenti d’ira, Voci alte e fioche, e suon di man con elle Facevano un t., il qual s’aggira Sempre in quell’aura sanza tempo tinta (Dante); si spandea lungo ne’ campi Di falangi un t. e un suon di tube (Foscolo); c’era gran t. nell’aula, nella piazza; alla fine il t. si placò, s’acquetò. Più genericam., grande e confuso rumore, anche prodotto da cose: Con tal tumulto, onde la gente assorda, Dall’alte cataratte il Nil rimbomba (Poliziano). 2. Manifestazione clamorosa, disordinata e violenta, di un massa o di un gruppo più o meno numeroso di persone, come azione e reazione intesa a protestare o a ottenere determinati cambiamenti e provvedimenti: t. popolari, di piazza; il t. si trasformò in sommossa e in aperta rivolta; il t. dei Ciompi, nel luglio 1378 a Firenze; il t. di Milano, descritto dal Manzoni nei capitoli XI-XVI dei «Promessi Sposi»; fermi tutti i t. e puniti i congiurati si celebrorono le esequie di Giuliano (Machiavelli); provocare, suscitare, far nascere tumulti; partecipare a un t., tenersi fuori dai t.; sedare un tumulto. 3. fig. Agitazione confusa di stati d’animo contrastanti, stato di grave concitazione spirituale: un t. di pensieri, d’idee, di affetti, di opposti sentimenti; avere i pensieri, l’animo, la mente in tumulto; avere un t. nel cervello o avere il cervello in t.; nel primo giovanil tumulto Di contenti, d’angosce e di desio (Leopardi); giunto, tra il t. di questi pensieri, alla porta di casa sua, ... mise in fretta nella toppa la chiave (Manzoni); fa tacere Queste grida e il tumulto Che ho nell’anima mia! (D’Annunzio).