tumore
tumóre s. m. [dal lat. tumor -oris, der. di tumere «esser gonfio»]. – 1. ant. a. Gonfiore, gonfiezza. b. fig., poet. Alterigia, superbia; atteggiamento dell’animo gonfio di superbia: tuo vero dir m’incora Bona umiltà, e gran tumor m’appiani (Dante). 2. In medicina: a. Qualunque alterazione o processo morboso di un organo, che si manifesta con un aumento del suo volume: t. di milza, l’ingrossamento della milza che si osserva in alcune malattie infettive, come il tifo addominale, o in particolari sindromi (dette appunto splenomegaliche); t. da parto, altra denominazione dello pseudocefaloematoma. b. In una accezione più specifica, formazione che si produce in un tessuto in esito a una proliferazione cellulare, a sviluppo per lo più illimitato, a struttura profondamente aberrante, non riportabile, allo stato attuale delle conoscenze, a nessun processo biologico o patologico noto; t. benigni, che tendono a rimanere localizzati nel luogo d’insorgenza e hanno un accrescimento lento ed espansivo (tra i più comuni, con denominazione riferita al tessuto o all’organo da cui hanno origine: adenoma, fibroadenoma, fibroma, emangioma, linfangioma, lipoma, mioma, neurinoma); t. maligni, ad accrescimento rapido con ampia infiltrazione negli organi in cui si sviluppano e con trasmissione a distanza per metastasi (t. epiteliali, come l’epitelioma e il carcinoma; t. connettivali, come l’angiosarcoma, l’emosarcoma, l’endotelioma, il fibrosarcoma, il linfosarcoma, il liposarcoma, l’osteosarcoma, il sarcoma, ecc.); t. professionali, da esposizione prolungata, per motivi professionali, all’azione di agenti oncogeni (per es., minerali radioattivi, raggi X). 3. In patologia vegetale, massa di tessuto priva di organizzazione, di forma e grandezza molto varie, dovuta a proliferazione di una o più cellule eccitate da qualche stimolo: sono di norma neoplasie dovute a funghi o a batterî; vi rientrano anche le galle prodotte da insetti in varî organi delle piante. ◆ Dim. tumorétto; pegg. tumoràccio.