trapano
tràpano (ant. trapàno) s. m. [dal gr. τρύπανον (der. di τρυπάω «traforare, perforare»), alterato nel lat. mediev. in trepanum (cfr. anche fr. trépan) e divenuto successivamente trapano per attrazione di verbi come trapassare, traforare]. – Macchina utensile, tra le più diffuse e antiche, che può praticare fori cilindrici per mezzo di utensili appropriati, detti punte da t., oppure effettuare, con opportuni accorgimenti, lavorazioni quali filettatura, fresatura, tornitura, alesatura, in materiali metallici, legnami, pietre, ecc. In genere nella lavorazione il pezzo da forare è fisso, mentre l’utensile, stretto nel mandrino, assume contemporaneamente il moto di lavoro, rotatorio intorno all’asse del foro, e il moto di alimentazione, che è una traslazione nella direzione dello stesso asse; ne risulta, per l’utensile, un moto elicoidale. I trapani più semplici sono quelli portatili, nei quali la penetrazione della punta nel materiale da forare è ottenuta mediante la pressione esercitata dall’operatore sulla macchina: t. a mano (a girabacchino o a manovella con moltiplica di ruote dentate), t. elettrici (costituiti da un motorino elettrico che comanda l’utensile per mezzo di un riduttore di velocità, con o senza possibilità di regolare quest’ultima, e forniti o meno di un dispositivo a percussione), t. ad aria compressa, t. ad acqua in pressione, ecc. I trapani fissi si compongono di una robusta incastellatura cui vengono ancorati gli organi destinati a sostenere il pezzo, a sostenere l’utensile, a fornire a questo il moto di lavoro (trasmesso mediante un riduttore a ingranaggi) e il moto di alimentazione (comandato a mano per mezzo di una leva, oppure automaticamente dalla stessa macchina). In base alla disposizione dell’asse di rotazione del mandrino si distinguono t. verticali (tra i quali i più diffusi sono i t. a colonna: per es., il t. da banco, di dimensioni ridotte per poter essere installato sui banchi di lavoro, e il t. radiale, in genere di grandi dimensioni, ecc.) e t. orizzontali, che hanno impieghi più limitati. Esistono anche trapani basati su altri principî di funzionamento: t. a scintillamento, che utilizzano, per forare, scintille elettriche che scoccano tra il pezzo da lavorare e l’utensile, t. a ultrasuoni, t. a laser, ecc. Particolari tipi di trapano sono usati in chirurgia, per la trapanazione delle ossa, e in odontoiatria; quello più comune in quest’ultimo impiego è composto da un manico (manipolo) che contiene il meccanismo rotante e nella cui estremità libera (testina) reca l’innesto per le punte e le frese: il movimento può essergli trasmesso per mezzo di un dispositivo a snodo da un motorino elettrico, oppure, nel caso del t. a turbina (turbo-trapano o t. indolore), può essere generato da una piccola turbina azionata da un getto d’acqua nebulizzata sotto pressione che scorre nell’apparecchio e, fuoriuscendo, investe il dente, col vantaggio di impedirne il riscaldamento e di permettere, data l’alta velocità di rotazione, applicazioni sfioranti, di breve durata e prive di vibrazioni.