transfert
trànsfert s. m. [dal fr. transfert 〈trãsfèer〉, a sua volta dall’ingl. transfer (v.), con -t- aggiunta per normalizzazione ortografica (cfr. transport, ecc.)]. – 1. a. In psicologia generale, e con partic. riferimento ai problemi dell’apprendimento, il termine transfert (o, all’ingl., transfer) indica quel fenomeno di «trasferimento» che facilita nuove acquisizioni quando altre, spec. se strutturalmente analoghe, si siano già verificate. T. interemisferico, l’acquisizione di un condizionamento, precedentemente stabilito in relazione a un solo emisfero cerebrale, anche da parte dell’altro. b. In psicanalisi, concetto e termine introdotti nel 1895 da S. Freud (ted. Übertragung; in ital. si usano a volte anche trasferimento e traslazione) per indicare il processo di trasposizione inconsapevole, durante l’analisi, sulla persona dell’analista, di sentimenti e di emozioni che il soggetto sentì in passato nei riguardi di persone importanti della sua infanzia. Più generalmente, si intende con transfert l’inevitabile, anche se tenue, accompagnamento inconscio di sentimenti pregressi, che contraddistingue qualsiasi rapporto affettivo interpersonale. 2. In diritto, e soprattutto nell’uso bancario, sinon. di traslazione (v. traslazione, nel sign. 7): t. di un titolo nominativo.