tranquillare
v. tr. e intr. [dal lat. tranquillare, der. di tranquillus «tranquillo»]. – 1. a. tr. Rendere tranquillo, calmare, sedare (è forma sentita oggi come meno com. e più letter. di tranquillizzare): Nettuno tranquillò le onde del mare; t. l’animo, la coscienza; in fin che il sonno Venga pietoso a tranquillar suoi sdegni (Parini); v’erano anche delle ragioni più alte che lo tranquillavano (Svevo); mi diedero pane e minestra, e mangiando tranquillavo le donne sulla portata della strage (Pavese). In usi ant., rendere sicuro: Buon ti sarà, per tranquillar la via, Veder lo letto de le piante tue (Dante), vedere dove posano le piante dei tuoi piedi; con altro sign., tenere a bada, far stare quieto: ciò avea fatto in prova [= apposta] per t. la gente (Sacchetti); un solo Massimo ..., che con arte Terrà il nimico tranquillando a bada (Caro); anche, tirare in lungo: uno uffiziale che tranquilla le questioni [= le cause, le liti], e non ne traie mai a fine niuna (s. Bernardino). b. intr. pron. Mettersi tranquillo, rassicurarsi, calmarsi (meno com. di tranquillizzarsi): vedendo che non c’era più pericolo, si tranquillò; compresi che i miei timori erano infondati, e mi tranquillai presto. 2. intr. (aus. essere), ant. Stare tranquillo, godere di pace e serenità; anche con la particella pron.: Or sappi che là entro si tranquilla Raab (Dante), gode della pace eterna; svagarsi, spassarsela: lo menò a un suo bellissimo luogo [= villa], e là tranquillaro quindici dì (Novellino). ◆ Part. pres. tranquillante, anche come agg.: fare delle dichiarazioni tranquillanti; questa è una notizia tranquillante. Per l’uso come s. m., v. tranquillante. ◆ Part. pass. tranquillato, anche come agg. (col sign. del più com. tranquillizzato): sentirsi tranquillato; gli animi erano ormai tranquillati.