trampolo
tràmpolo (pop. tosc. tràmpalo, ant. tràmpano) s. m. [dal ted. trampeln «calpestare»]. – 1. Ciascuno dei due lunghi bastoni, forniti di mensolette per appoggiarvi i piedi, usati per camminare tenendosi a una certa altezza dal suolo, per gioco, negli spettacoli del circo equestre, durante le manifestazioni del carnevale, per scopi pubblicitarî, o anche, in alcuni paesi, per sorvegliare gli armenti, per attraversare acquitrini, o nel corso di danze rituali: reggersi, camminare sui t.; con uso fig., non com., idee, ragionamenti che si reggono sui t., campati in aria, privi di solido fondamento. Fig., scherz., al plur. gambe molto lunghe: certo che sei arrivato prima: con quei trampoli! 2. Dispositivo, impiegato in alcuni tipi di aratro, costituito da un’intelaiatura nella quale è inserita una rotella che poggia sul terreno: fissando il trampolo all’estremità anteriore della bure, e regolandone opportunamente l’altezza, si ottiene in modo costante la profondità del solco voluta. 3. Nell’attrezzatura nautica, asta o puntello applicato, nel numero minimo di quattro, sul fasciame esterno di piccole imbarcazioni da diporto, naviganti in zone soggette a forti escursioni di marea; i trampoli, generalm. di tipo telescopico e con la superficie della base idonea a non affondare nel suolo, servono a mantenere dritto lo scafo quando rimane in secco e a non far affondare la chiglia oltre una certa misura. 4. In botanica, radici a trampolo, radici fulcranti, in parte aeree, che sostengono il fusto più o meno lontano dal terreno (per es., quelle dei pandani e di alcune rizoforacee).