traduttore
traduttóre s. m. [dal lat. traductor -oris, che aveva solo il sign. di «chi fa passare, chi trasferisce»: v. tradurre]. – 1. (f. -trice) Chi traduce o ha tradotto in altra lingua, autore di una traduzione, soprattutto di testi scritti, più raram. di discorsi e comunicazioni orali, per i quali il termine più com. è interprete, tranne che in alcuni casi, come t. giurato e t. simultaneo (per questi, v. traduzione, n. 1 a): i primi t. di Omero; una finissima t. di Shakespeare; l’errore non è nell’originale del documento ma è una svista del t.; nota del t. (di solito abbreviato: n. d. t.), indicazione con cui, in un’opera tradotta, si precisa che una nota esplicativa o di commento è stata aggiunta dal traduttore, per distinguerla da quelle originarie dell’autore. 2. Nel linguaggio delle scuole, libretto a stampa contenente la versione letterale, interlineata al testo, di classici, soprattutto greci e latini, usato dagli studenti per evitare l’impegno o diminuire la fatica della traduzione personale. 3. In informatica: a. T. elettronico, denominazione di apparecchi portatili che operano automaticamente la traduzione di parole e di semplici frasi tra lingue naturali differenti: è costituito essenzialmente da un microelaboratore programmato, ed è provvisto di una tastiera alfanumerica per l’immissione dei termini da tradurre, di un indicatore a segmenti per la visualizzazione delle parole tradotte e di una memoria interna molto estesa e capiente. b. Programma facente parte del sistema operativo di un elaboratore elettronico digitale, che serve a convertire le istruzioni tra linguaggi di programmazione di tipo diverso, traducendo, per es., quelle espresse in linguaggio simbolico in altre espresse in linguaggio macchina; ne fanno parte gli assemblatori e i compilatori.