traditore
traditóre s. m. (f. -trice, pop. -tóra) [lat. tradĭtor -oris, propr. «chi consegna», e in partic. «chi consegna con tradimento»; il nuovo sign. (per cui tradĭtor si sostituisce al class. prodĭtor), già presente in Tacito, è dovuto dapprima all’uso biblico (v. tradire), e si consolida poi nel sec. 4° (è frequentissimo negli scritti di sant’Agostino) con le frequenti accuse a vescovi e sacerdoti cattolici di avere tradito la propria fede religiosa consegnando libri e arredi sacri ai loro avversarî]. – Chi tradisce, chi ha commesso tradimento: i t. della patria; essere un t.; smascherare i t. della causa, un t. dei compagni di lotta; Ma se le mie parole esser dien seme Che frutti infamia al traditor ch’i’ rodo (Dante). Con funzione di attributo, acquisisce spesso i sign. estens. del verbo: quel falso dolce fugitivo Che ’l mondo traditor può dare altrui (Petrarca), il mondo che inganna con allettamenti illusorî; paravano umilmente la mano, che tante volte avevano alzata insolente a minacciare, o traditrice a ferire (Manzoni); anche in espressioni di uso fam.: occhi t., che ammaliano, che seducono fingendo una corrispondenza ingannevole; vino t., che sembra leggero e gioca invece cattivi scherzi. Il femm. traditóra è usato spesso in tono scherz., esprimendo un biasimo leggero o solo apparente. Poco com. la locuz. avv. alla traditora, a tradimento, proditoriamente. ◆ Dim. traditorèllo; pegg. traditoràccio.