tracimare
v. intr. [der. di cima, col pref. tra-] (aus. avere). – Traboccare, straripare; in senso stretto, in idrogeologia, riferito alle acque che da un bacino imbrifero passano a un altro adiacente; con uso più generico, si dice di un corso d’acqua che, per l’aumentato livello, supera gli argini che lo contengono e passa con le sue acque sopra la cresta di tali opere, oppure dell’acqua contenuta in un recipiente o in un bacino, quando trabocca dalla sommità delle pareti o delle opere di ritenuta: il fiume è in piena, e c’è pericolo che tracimi; a più riprese la donna e il ragazzo ricevettero gli spruzzi del frangente contro l’argine, o camminarono coi piedi nell’acqua che tracimava (Bacchelli). In usi fig.: in preda a un nervosismo che rischiava ... di t. in astio, maledì il suo narcisismo (Lidia Ravera). È anche usato transitivamente, in espressioni come t. l’argine.