trachea
trachèa s. f. [dal gr. τραχεῖα, agg. (femm. di τραχύς «aspro») riferito ad ἀρτερία: propr. «arteria aspra» (perché, passando sopra col dito, si sentono i passaggi da un anello cartilagineo all’altro); cfr. lat. tardo trachīa]. – 1. a. In anatomia, organo impari mediano dell’apparato respiratorio dell’uomo e dei vertebrati superiori, costituito da un condotto fibromuscolare e cartilagineo, che nell’uomo è lungo circa 12 cm e largo circa 2, compreso tra la laringe e l’origine dei bronchi. b. In zoologia, ciascuno dei tubi cuticolari di cui è costituito l’apparato respiratorio degli insetti e di altri artropodi (miriapodi, aracnidi); la trachea si apre all’esterno con uno stigma (o spiracolo tracheale), posto lungo i lati del corpo, si ramifica attraverso il corpo e termina in sottili tracheole, a livello delle quali avvengono gli scambî gassosi. Le trachee compaiono anche negli onicofori, dove sono rappresentate da delicate invaginazioni tubulari della parete del corpo. 2. In botanica, tipo di vaso aperto, costituito da una serie lineare di cellule allargate, tubolari, le cui pareti trasversali sono state del tutto o in parte riassorbite; la lunghezza dei tratti senza pareti trasversali varia da alcuni centimetri a 1 o più metri; le trachee, particolarmente diffuse nelle angiosperme, svolgono la stessa funzione delle tracheidi (v. vaso, n. 5 b).