trabocchetto
trabocchétto s. m. [dal provenz. trabuquet, der. di trabuquer (v. traboccare1), o dal fr. trébuchet, der. di trébucher «traboccare1»]. – 1. a. Nei castelli dell’epoca feudale, opera di difesa consistente in un tratto di pavimento mobile, posto all’ingresso di porte o di torri, che cedeva sotto il piede di chi vi si avventurava e lo faceva precipitare in un sotterraneo. b. In palazzi o edifici antichi, congegno, dispositivo a forma di botola aperta e dissimulata nel pavimento, che poteva essere aperto improvvisamente, a comando, facendo precipitare e scomparire chi vi si trovava sopra. c. Insidia, tranello, anche in senso fig., allettamento che nasconde un pericolo, un inganno, che cela un ostacolo, una difficoltà: era il padrone del campo che veniva in punta di piedi a vedere se qualcuna di quelle faine, che gli mangiavano di nottetempo i polli, fosse rimasta presa al t. della tagliuola (Collodi); cadere in un t.; preparare, tendere un t.; fare una domanda a trabocchetto. In funzione di agg. invar. (sempre posposto al sost.): domanda t., che nasconde una difficoltà, un tranello. 2. estens. a. In scenotecnica, congegno usato per consentire la rapida apparizione o sparizione dal palcoscenico di un personaggio o di un qualsiasi oggetto, composto di un’armatura in legno sulla quale è posta una tavola, della stessa misura di una o più botole (circa 1,50 m di lato ognuna), che viene all’occorrenza sollevata dal sottopalco o abbassata rispetto al piano del palcoscenico mediante corde che scorrono nelle scanalature di due o quattro montanti posti lateralmente alla tavola del trabocchetto. b. Nella tecnica mineraria, tipo di pozzetto verticale che mette in comunicazione fra loro due gallerie a diverso livello, utilizzato per lo scarico del materiale di scavo o di riempimento.