toccare. Finestra di approfondimento
Venire a contatto - L’atto di entrare in contatto fisicamente con qualcosa o qualcuno è espresso dal verbo t., privo di sinon. se non marcati stilisticamente o come intensità e privo del tutto di contrari. Palpare e il più fam. tastare hanno uso limitato a determinati contesti. In primo luogo possono essere riferiti a oggetti (per lo più frutti o ortaggi), per verificarne la consistenza, lo stadio di maturazione e sim., oppure per controllare che siano sani, a posto e sim.: tastare un’albicocca; la signora si pizzicò le labbra coi denti, e palpò se i nastrini della cuffia erano al loro posto (I. Nievo). In secondo luogo, nell’uso fam., palpare e tastare si riferiscono all’ambito sessuale, con lo scopo di procurarsi, o procurare, eccitazione: le tastò i glutei e si prese per questo un sonoro ceffone. D’uso più ricercato è brancicare, per entrambi gli ambiti semantici: l’altro fratello, meno riguardoso, senza dirle nulla di gentile, era capace di metterle le mani addosso, di brancicarla, di abbracciarla, voltando poi la cosa in ischerzo, facendo ridere tutti, togliendo a lei il modo di dolersene (F. De Roberto). Palpeggiare è invece limitato all’ambito sessuale: allora, per la prima volta, palpeggiò lungamente ambedue le poppe acerbe (F. Tozzi). Anche t. può avere sign. sessuale, sebbene eufem.: non mi piace che mi tocchi. Il sign. è più esplicito nel rifl. toccarsi, sinon. eufem. di masturbarsi. Questi verbi erano peraltro usati, nel linguaggio lett., anche con altri valori (in genere, «toccare con attenzione»), oggi per lo più propri di t. o sentire, per es. in riferimento all’uso medico di controllare la temperatura della fronte o la frequenza del polso: ieri venne il medico per me; perché lo chiamarono? Mi guardava, mi guardava in modo singolare ... mi tastò il polso ... (G. Verga). Oppure nel senso di «toccare con ansia o con insistenza»: il giovine tremava di rabbia palpeggiando coll’una mano in fondo alla tasca la sua fida pistola (I. Nievo).
Toccare appena - Se si tocca delicatamente qualcosa si può usare il verbo sfiorare, che sottolinea in genere l’accidentalità del tocco: passando, ho sfiorato la lampada, che è caduta. Come sinon. fam., soltanto per tocchi accidentali, si possono usare anche strisciare e strusciare, che però, a differenza di t. e sfiorare, si usano soltanto se l’oggetto è stato toccato almeno per un breve tratto: le abbiamo rotto la giara, strusciandola così con la sottana (L. Pirandello). Analogam., anche per lievi incidenti d’auto, strisciare (o strusciare) un veicolo significa graffiarlo. Si può sfiorare anche una persona, per sbaglio o intenzionalmente: temerariamente allungò daccapo un piede sotto le sue sottane, e lasciandosi cadere il tovagliolo, le sfiorò un’anca (A. Oriani). Sempre intenzionali sono invece accarezzare e carezzare, riferiti per lo più a persone che vengono toccate delicatamente con il palmo della mano, per lo più sul viso o sui capelli: Garoffi, scoppiando in pianto, abbracciò le ginocchia del vecchio, e questi, cercata con la mano la testa di lui, gli accarezzò i capelli (E. De Amicis). Se si carezza un animale è disponibile anche il sinon. lisciare: lisciò il soffice pelo del gatto.
Toccare fortemente - T. è talora usato in senso attenuato come sinon. di battere, colpire, percuotere, picchiare e sim., oppure di andare addosso (a), tamponare, urtare. Nel primo caso, è usato soprattutto in enunciati negativi o esclam., nel registro fam.: non mi t.!; guai a te se ti azzardi a toccarmi!; io non l’ho neanche toccato ma lui me ne ha date di santa ragione. Un sinon. fam. è mettere le mani addosso, oppure, più formale, torcere un capello (solo in espressioni negative): nessuno deve permettersi di mettermi le mani addosso!; non gli fu torto un capello. Secondo il contesto, mettere le mani addosso può anche avere l’accezione sessuale già commentata per tastare,palpare e palpeggiare, sempre in enunciati per lo più negativi, esclam. o sotto forma di minaccia: il primo che mette le mani addosso a Gioia dovrà vedersela con me! A proposito di incidenti automobilistici, t. è talora usato per sminuire il danno inferto, in luogo degli intens. tamponare e urtare: ma se ti ho soltanto toccato, come posso averti rotto il fanale?! A differenza di strisciare e strusciare, tamponare, t. e urtare alludono al fatto che il tocco, oltre che più violento, è avvenuto in un punto circoscritto del veicolo. Urtare (se si tocca accidentalmente) e colpire (se si tocca intenzionalmente) sono intens. di t. anche in altri contesti, per es. a proposito di oggetti che possono o debbono cadere: hai urtato tu quel mobile?; il vaso è caduto da solo, io l’ho soltanto toccato; la pallina toccò il birillo senza farlo cadere.