testo3
tèsto3 s. m. [dal lat. textum -i o textus -us, rispettivam. part. pass. neutro e der. di texĕre «tessere»]. – 1. a. Il contenuto d’uno scritto o d’uno stampato, ossia l’insieme delle parole che lo compongono, considerate non solo nel loro significato ma anche nella forma precisa con cui si leggono nel manoscritto o nell’edizione a cui ci si riferisce: il t. d’una lettera, d’un passo d’autore, d’un racconto, d’un documento; leggere, riferire, modificare il t. d’un discorso; pubblicare il t. d’una sentenza; il t. d’una legge; il t. preciso del codice; t. giuridico, legislativo; t. unico, atto del potere esecutivo in cui sono raccolte e coordinate in un solo insieme sistematico le disposizioni di più leggi successive in vigore sopra una determinata materia. Con valore restrittivo, il corpo originale d’uno scritto, distinto da tutto ciò che nella stampa viene inserito o aggiunto (con carattere d’introduzione, illustrazione, spiegazione, traduzione, ecc.): t. commentato; note, postille, chiose, glosse al t.; commentare, annotare, chiosare un t.; un’interpretazione che travisa il t.; la versione si allontana in più luoghi dal t.; traduzione col t. a fronte, edizione che porta su una pagina (talvolta su una colonna) la traduzione, e su quella accanto l’originale; dettare il t. di un tema, di un problema, come prova didattica o di esame; in partic., tavole, illustrazioni, tabelle fuori testo, stampate su carta con procedimenti speciali e non calcolate nella numerazione delle pagine del testo vero e proprio. In musica, le parole alle quali è stata adattata la musica (lauda a tre voci, su testo del 13° sec.); la parte, in recitativo, dello storico o narratore negli oratorî e nelle passioni. b. Con sign. più limitato, in linguistica, qualsiasi enunciato complesso, orale o scritto, la cui struttura non può essere immediatamente interpretabile sulla base di quella delle frasi che lo costituiscono, ma che tuttavia presenta proprietà peculiari, quali, essenzialmente, la compattezza morfosintattica e l’unità di significato, tali da permettere di considerarlo come un’entità unitaria, come avviene, per es., per una conversazione telefonica. 2. estens. a. Opera, soprattutto quando si tratti di opere o di edizioni antiche, di libri autorevoli: t. classici; i t. sacri o i sacri t., la Bibbia (in senso fig., scherz., i sacri t., le opere più importanti pubblicate per un dato settore di studî). Talvolta indica non tutta l’opera, ma un singolo passo di un’opera autorevole: interpretazione suffragata da due t. del Digesto. b. In filologia, opera scritta, con particolare riguardo al modo con cui è stata tramandata, alle condizioni del manoscritto o della stampa, alle lezioni dei singoli passi: t. a penna, a stampa; critica del t., o testuale; t. lacunoso, mutilo, guasto, alterato, scorretto, interpolato; t. emendato; t. definitivo; citazioni della «Divina Commedia» fatte dal t. della Società Dantesca; t. critico, stabilito in base ai principî e ai metodi della critica testuale, ricostruendo cioè per quanto è possibile il testo dell’originale, perduto o non più disponibile. c. Opera a cui si riconosce grande autorità in un determinato settore del sapere: testi di giurisprudenza, di economia, ecc., molto noti e seguiti; testi di lingua, le opere che, in base a un determinato canone (per es. la tavola delle opere citate nel Vocabolario della Crusca), hanno autorità in fatto di lingua. Fare testo, avere indiscutibile autorità, essere considerato modello e capace di dettare regole, detto non solo di libri, ma anche di opere d’altra natura, e di persone: è un trattato, un autore che fa t. in tema di procedura penale; ciò che dice lui fa t.; è uno stilista che fa t. anche all’estero nel campo della moda. Di qui, libri di testo, i libri adottati nelle scuole; anche semplicem. testo (il t. di storia, di geografia, ecc.). 3. In informatica, sinon. di messaggio, cioè insieme di dati che viene fornito da un utente a un sistema informatico o, viceversa, da questo all’utente o da un sistema a un altro; con sign. più ristretto, la parte di messaggio costituita dalle cifre d’informazione, con esclusione quindi delle cifre di controllo che servono a proteggere il testo dagli effetti del rumore. 4. In tipografia, nome con cui venivano indicati, in passato, i caratteri di stampa di corpo 18.