tenace
agg. [dal lat. tenax -acis, der. di tenere «tenere»]. – 1. a. Propriam., che tiene, detto di sostanza che ha molta forza adesiva e che pertanto ha presa su altri corpi e li trattiene: una colla t.; ne l’arzanà de’ Viniziani Bolle l’inverno la t. pece (Dante); E s’io mi svolvo dal t. visco (Petrarca), dalle panie d’amore. b. Di sostanza che ha notevole forza di coesione, e di materiale che presenta una considerevole resistenza a forze impulsive (urti, trazioni, ecc.): un cavo, un filo di cotone t., molto tenace. In partic., nella tecnologia dei legnami, di legno che richiede grande sforzo per deformarsi (come i legnami usati per costruzioni); in botanica, di tessuto o di organo che resiste alla rottura, come la carne di certi funghi, l’asse della spiga della segale, ecc.; in agraria, terreno t., dotato di tenacità. 2. fig. a. Memoria t., che trattiene a lungo e fedelmente il ricordo di qualche cosa: O t. memoria, o fero ardore (Petrarca). b. Fermo, costante, ostinato: il traea l’insuperabil forza Del cielo, e di Giunon l’ira t. (Caro); più spesso con riferimento a persona e alle sue azioni, e con intenzione di lode: un uomo t., fermo nel suo proposito, costante; un impegno lungo e t.; un t. sforzo. c. letter. e raro. Avaro, molto parco e tirato nel dare e nello spendere (sign. frequente in latino). ◆ Avv. tenaceménte, con tenacità: molluschi tenacemente attaccati allo scoglio; con tenacia, con grande fermezza e perseveranza: perseguire tenacemente un fine.