temporeggiare
v. intr. [lat. mediev. temporizare «passare il tempo», der. di tempus -pŏris «tempo»] (io temporéggio, ecc.; aus. avere). – 1. Indugiare, prendere tempo in attesa che giunga il momento favorevole per agire o che la situazione si risolva da sé: temporeggiava sperando di ottenere condizioni migliori; basta solo non preterire l’ordine de’ sua antenati, e dipoi t. con gli accidenti (Machiavelli); in partic., in guerra, rimandare l’incontro decisivo col proposito di stancare e logorare l’avversario: Fabio Massimo temporeggiando salvò la repubblica; nell’uso ant. anche con la particella pron.: quando uno inconveniente ... è diventato tanto grande che e’ cominci a fare paura a ciascuno, è molto più sicuro partito temporeggiarsi con quello che tentare di estinguerlo (Machiavelli). Anticam. anche trans., trarre in lungo evitando di affrontare direttamente: temporeggiandolo, o il male viene più tardo, o per sé medesimo col tempo, avanti che venga al fine suo, si spegne (Machiavelli). 2. ant. o raro. Comportarsi secondo le circostanze e l’opportunità; destreggiarsi: alcuni sono savi tenuti, però che ... secondo i mutamenti de’ tempi sanno t. (Boccaccio); anche con la particella pron.: molti cittadini ... si riducevano a volere più tosto temporeggiarsi sotto la tirannide di uno cittadino che cadere in servitù forestiera (Guicciardini).