tatuaggio
tatüàggio s. m. [dal fr. tatouage, der. di tatouer «tatuare»]. – 1. a. Deformazione artificiale permanente dei tessuti cutanei, ottenuta mediante segni indelebili prodotti per puntura dall’inserzione sotto la cute di sostanze coloranti senza alterare la superficie epidermica. Per estens., il disegno ottenuto sulla pelle mediante tale pratica: farsi fare un t. sul braccio; aveva un t. a forma di cuore sulla spalla; la moda del tatuaggio. b. Decalcomania che imita tali disegni. c. Nome di scarificazioni e cheloidi prodotte artificialmente con incisioni e perforazioni e anche con bruciature per introdurre sostanze che, con il cicatrizzarsi della ferita, alterano in modo permanente la superficie della pelle (pratica diffusa soprattutto tra le popolazioni dell’Africa centrale). Rispondente innanzitutto a scopi estetici oltre che a intenti di prestigio sociale, di protezione contro i mali e sim., il tatuaggio è anche diffuso, per il suo carattere di indelebilità, come segno di relazioni amorose, di lealtà associativa (tra i marinai e gli affiliati a società segrete), di comunanza ideale e religiosa (tra i partecipanti a pellegrinaggi), di ostentazione di forza contro le sopraffazioni (tra i reclusi). 2. Caratteristico reperto che si osserva nelle ferite d’arma da fuoco a bruciapelo, consistente nella penetrazione nel derma di particelle incombuste del miscuglio esplosivo. 3. In oculistica, intervento chirurgico eseguito tingendo, con varî mezzi, l’opacità corneale per il trattamento del leucoma.