tanto
agg., pron. e avv. [lat. tantus agg., tantum avv.]. – 1. agg. a. Al sing., riferito a cosa, così grande, in così gran quantità, e con sign. più determinati, così lungo, così ampio, così esteso, così forte, così intenso, ecc.: andate fuori a saltare, c’è t. spazio giù nel cortile; ci vuole t. tempo per rispondere?; come ha fatto a salire a t. altezza?; ho t. fame, t. sete, t. sonno; bevi acqua, con t. vino che c’è?; non c’è riuscito neanche lui, con t. forza che ha; mettiti il soprabito, oggi tira t. vento; ti ammiro perché hai t. pazienza; frequente in espressioni di tono esclamativo: un uomo di t. fede, di t. dottrina, di t. buonsenso!; ha t. coraggio, poverina!; ha avuto t. sfortuna!; c’è t. ignoranza a questo mondo!; t. rumore per nulla!; con l’infinito d’un verbo: dopo t. studiare, ecc. Talora, riferito a persona (più raram. a cosa), nell’uso letter. o in frasi enfatiche o scherz., così importante, così nobile, così illustre: con tutti gli onori che spettano a t. ospite, a t. signore; a’ giusti prieghi Di t. intercessor nulla si nieghi (Metastasio). Al plur. (o al sing. collettivo), di cose, di persone e di animali, così numeroso, in così gran numero: che se ne fa di t. soldi?; devo pensare anche per lui, con t. grattacapi che ho?; perché t. gente oggi per la strada?; è meglio esser prudenti, con t. malintenzionati che girano; come mai t. mosche in questa stanza?; in qualche caso, può anche esprimere o sottolineare l’intensità: t. fatiche, t. premure, t. preoccupazioni per nulla! Raram. posposto, per maggiore efficacia: quando Fu fatto il nido di malizia tanta (Dante), con allusione a Firenze. b. Riferito a un ne indeterminato, al plur. masch. indica di solito denari: ne guadagna, ne spende tanti; ne ha proprio tanti da buttare?; al plur. femm. botte, ingiurie o rimproveri aspri, bricconate, fandonie, guai e sim.: gliene ha date, ne ha prese tante!; gliene disse tante; ne ha fatte tante anche lui; ne combina tante!; ne racconta tante ...; se ne dicono tante! c. In correlazione con una prop. consecutiva introdotta da che o da: ho t. lavoro che non so dove mettere le mani; si faceva tant’olio, che ogni povero veniva a prenderne, secondo il suo bisogno (Manzoni); non c’è t. stoffa da bastare per un vestito. d. Con sign. più partic., in numero o in quantità sufficiente: era così infuriato, che tre non erano tanti a reggerlo; ha un tale appetito, che due piatti di pastasciutta non sono tanti per lui. In qualche caso, essere tanto, essere sufficiente, essere capace: Rivolta s’era al Sol che la rïempie Come quel ben ch’a ogne cosa è tanto (Dante); cfr. più avanti (al n. 5 a) la locuz. agg. da tanto. e. In correlazione con quanto, per indicare corrispondenza di numero o di quantità, per definire una quantità o un limite: in un poligono, gli angoli sono t. quanti sono i lati; prendi con te t. denaro quanto occorre, o quanto basta. Può essere anche correlativo a sé stesso, e in tal caso il primo tanto equivale a «quanto», il secondo a «altrettanto»: tanti ne guadagna tanti ne spende (sottint. soldi); tanti me ne hai dati, tanti te ne ho restituiti; spec. in alcuni proverbî (dove il verbo è sottinteso): t. teste e t. pareri (traduz. del noto prov. lat. tot capita tot sententiae); t. paesi t. usanze; t. servitori t. nemici. Col sign. di «altrettanto» anche in altri casi: si comportano tutti come t. pecore; stavano lì a guardare come t. deficienti; in cambio dei gettoni mi diede t. monete da venti; col male che ha, ogni goccia d’alcol è per lui t. veleno. f. In senso assol., molto, in gran quantità o in gran numero: t. grazie! (anche grazie t.!, spesso ironico); t. saluti a casa; te l’ho detto già t. volte; gli vuole t. bene (diverso da molto bene, in quanto ha un tono più esclamativo); cinquanta euro mi paiono tanti per un oggetto come questo; una villa come ce ne sono tante, comune, ordinaria. Rafforzato: c’era tanta tanta folla; ti meriteresti tanti e poi tanti schiaffi; ha detto tanti ma tanti spropositi! g. Preceduto da senza, partecipa ora del primo, ora di quest’ultimo sign., e serve in genere a indicare o a richiedere un comportamento sbrigativo, a tagliare corto, ecc.: ha accettato (o lo ha messo alla porta) senza t. complimenti; obbedisci subito, senza t. storie (cioè: senza tutte queste storie); anche con verbi all’infinito: senza t. cercare, senza t. insistere, senza andare t. per le lunghe, dove però tanto ha funzione avverbiale. h. Sottintendendo un nome, e quindi come agg. sostantivato, indica un numero o una quantità che non si può o non si ritiene di dover determinare, o che si enuncia in modo generico a titolo esemplificativo: nell’anno milleottocento e tanti; il treno parte alle dieci e tanti; riscuote regolarmente la pensione ai tanti del mese (a una data fissa tutti i mesi). Analogam., preceduto da ogni in locuz. distributive: il fenomeno si ripete ogni t. giorni (o mesi, anni); le scarpe erano insufficienti e ne toccava un paio ogni t. soldati; lo stesso quand’è usato come pron. neutro (riferito al tempo): ogni tanto, a intervalli più o meno radi (mentre di tanto in tanto può esprimere minore frequenza e intervalli più lunghi). 2. pron. a. Come pron. indefinito, al sing. ha valore neutro e significa «così molto», indicando genericam. una gran quantità oppure una quantità nota ma che si lascia indeterminata: come puoi mangiare tanto?; due, tre volte tanto (anche al plur., due, tre volte tanti), due o tre volte di più, il doppio, il triplo; seguìto da prop. consecutiva: la cerca delle noci rendeva tanto, tanto, che un benefattore, mosso a compassione del povero cercatore, fece al convento la carità d’un asino (Manzoni); t. disse e t. fece che lo convinse ad accettare; ho bevuto t. da scoppiare. Talora la quantità è determinata col gesto o con altro segno: tàgliamene t.; è lungo t.; da allora è cresciuto almeno t., ecc.; come compl. di misura, di tanto, di quella misura che si mostra o che in altro modo si fa capire: è più alto, è più basso, è più largo di tanto. Sempre con valore generico in frasi di tipo esemplificativo: t. mi dai e t. ti devo rendere; spec. comune l’espressione se t. mi dà t., soprattutto in senso fig., nel dedurre da un fatto reale un prevedibile sviluppo: se t. mi dà t., finirà che un giorno ci butterà fuori di casa (cioè: se le cose vanno avanti di questo passo, o sim., finirà ecc.). Correlativo a quanto, ha usi analoghi a quelli dell’aggettivo: tanto m’è bel, quanto a te piace (Dante); t. beve l’oca quanto il papero (prov.); con valore limitativo: dammene t. quanto basta (o anche appena t. che basti, quel t. che basti), cioè non più di ciò che è necessario. b. Con valore più circoscritto, e determinabile con sostantivi di preciso sign.: è t. che aspetto, era t. che lo desiderava, s’è rifatto vivo dopo tanto (sottint. tempo); giungere, arrivare a t., a tal segno, a tal termine: non credevo che si arrivasse a t.; era la cosa pervenuta a t., che non altramenti si curava degli uomini che morivano, che ora si curerebbe di capre (Boccaccio); soprattutto con riferimento a denari, mezzi finanziarî, prezzo, retribuzione: hanno appena t. da vivere; con quest’ultimo sign. è molto frequente la locuz. sostantivata un tanto (spesso anche nelle forme latinizzate un tantum; un tot): ci spetta un t. a testa; gli passa un t. al mese; costa un t. al chilo, alla dozzina, al metro; lavora a un t. la settimana; dà denari a prestito a un t. per cento. c. In altri casi, la cosa viene determinata con un compl. partitivo, spec. in espressioni fam. di tono enfatico: il contadino entrò in casa chiudendo la porta con t. di catenaccio (Collodi); un uomo con t. di barba, con t. di baffi; spalancò t. d’occhi; lo salutò facendogli t. di cappello; restò con t. di naso, modo efficace per indicare grande delusione; ho qui t. di licenza, t. di ricevuta; nell’uso letter., con costruzione alla latina: Questa mi porse tanto di gravezza ... Ch’io perdei la speranza de l’altezza (Dante). d. Con valore di pron. dimostrativo («questo, ciò»): E ’l mio maestro sorrise di tanto (Dante); t’ho detto ciò che avevo da dirti, e t. basta. Con questo stesso valore fa parte delle locuz. per t. (v. pertanto), in tanto e fra tanto, dov’è sottint. tempo (v. intanto; frattanto), oltre che dell’espressione esclamativa tanto di guadagnato! (propr., meglio così!, è più un vantaggio che altro): se vuole andarsene, se ne vada, t. di guadagnato! e. In senso assol., molto, riferito a cose varie: chi ha t. e chi niente; ha fatto t. per me; guadagna t. con il commercio. Con questo senso, anche al plur., riferito a persone (= molti, molte): è uno dei t.; ci sono tanti, o tante, che la pensano così, ecc. 3. Come avv. (che nell’uso fam. ammette talvolta la concordanza con l’agg. seguente, spec. con poco: ce n’è rimaste tante poche; v. poco, nel sign. 5 d), i sign. e usi più notevoli sono: a. A tal punto, in tal modo, in tal misura: non credevo che costasse t.; è inutile che vi affanniate t.; non ti sporgere t.; perché gridi t.?; che c’è t. da guardare? (o che c’è da guardare t.?); non vedo che ci sia t. da ridere! Davanti ad agg. o ad altri avv.: t. bello, t. divertente, t. spesso; t. più, t. meno (per queste due locuz., v. rispettivam. più, n. 1 b, e meno, n. 1 b; v. anche tantomeno); t. più fine, più interessante; non la fare tanto lunga (pop. tanta lunga); in frasi esclamative: canta, suona, recita t. bene!; è t. una brava persona!; t. meglio così!; ci voleva t. poco! Indicando col gesto o altrimenti: l’acqua era alta t., fino a questo punto; sarà lungo, sarà largo tanto. b. In correlazione con che o da consecutivo: Tant’è amara che poco è più morte (Dante); T. gentile e t. onesta pare La donna mia quand’ella altrui saluta, Ch’ogne lingua ... (Dante); t. va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino (prov.); sei t. corto di cervello da non capire?; l’amava t. da morire. Unito (talvolta anche nella grafia) con che, forma cong. consecutiva (affine a sicché, cosicché, di modo che, a tal punto che): era davvero insopportabile, t. che una volta ho dovuto litigare con lui. Invertendo il rapporto fra le due proposizioni: si lascerebbe ingannare da un bambino, t. è ingenuo (che equivale a: è t. ingenuo, che si lascerebbe ...); non mangerebbero neppure, t. sono avari; nell’uso pop., invece di tanto si ha anche da tanto (o da tanto che): abbaglia gli occhi, da t. (che) è lucido. c. Correlativo a quanto, in comparativi di uguaglianza o in prop. comparative: è t. lungo quanto largo; corre t. il cane quanto la lepre; o per esprimere una corrispondenza diretta o inversa: t. più vali quanto più sai; quanto più glielo ripeto, t. meno obbedisce; anche ripetuto, tanto ... tanto, con lo stesso senso: t. più ti preoccupi, t. meno ottieni; t. peggio, t. meglio, traduz. del motto fr. tant pis, tant mieux (v.). Con altro sign.: lo faccio non t. per me quanto per te (più per te che per me); lavora non t. per guadagno quanto per passione (più per passione che per guadagno); in questo uso il secondo elemento può essere a volte anche che: mi fermai all’osteria di Manera, non t. per riposarmi che per non arrivare al Pavaglione ancora in tempo per vedermi dar del lavoro (Fenoglio). Senza nozione di quantità, in frasi nelle quali tanto ... quanto equivalgono a così ... come, a sia ... sia: è un colore che sta bene t. alle bionde quanto alle brune; con questo stesso sign., è frequente nell’uso anche la correlazione tanto ... che (meno bene, tanto ... come): t. è ladro chi ruba che chi tiene il sacco (prov.); ci andiamo t. io che lui. d. Molto, assai, sia con verbi: ne ha sofferto t.; scusi t.; salutami t. tuo padre; mi piace t. (e rafforzato tanto tanto, proprio tanto); me ne rallegro t. (spesso iron.); io al tuo posto accetterei, senza pensarci t. (in genere, senza pensarci t., con decisione o con leggerezza); sia con agg. e con altri avv.: non è più t. giovane; ti sono tanto tanto riconoscente; ci verrei t. volentieri. Per litote, non t., poco, pochissimo: «È bella?» «Non tanto». 4. Altri sign. come avv.: a. In alcune locuz. e modi partic. si avvicina al sign. (che già aveva il lat. tantum) di «solo, solamente»: per una volta t. te lo posso permettere; se fa t. di metterci piede, non se ne va più (cfr. anche il comp. soltanto); soprattutto in frasi con le quali si precisa uno scopo escludendo altra intenzione: si fa t. per dire; mi sono messo a scrivere, t. per fare qualcosa; si gioca, t. per passare il tempo; accetterò un bicchierino, t. per gradire; con valore iron.: t. per cambiare, piove anche oggi. Valore simile ha anche in qualche uso come pron. neutro («questo solamente, quello soltanto»): in tanto differente, Che questa è in via e quella è già a riva (Dante); in t. differente da essa, in quanto quegli forse in più anni e questi nello spazio d’una sola notte addivennero (Boccaccio); t. bastò perché capisse tutto; t. vi dovevo; t. è ciò che vi spetta. Con valore causale, non com., in tanto ... in quanto ..., per questo ... perché ...: in t. ne parlo in quanto ne sono sicuro; una cosa in t. sembra bella in quanto piace. b. Per esprimere concessione (cfr. l’uso analogo di ancora, e ripetuto ancora ancora): io, t., mi posso adattare, ma per lui come si fa?; se non gliel’avessi raccomandato più volte, tanto tanto capirei! c. Con valore avversativo, tuttavia, con tutto ciò: ho tentato ogni mezzo, e t. non sono riuscito a nulla; comunque, in ogni modo: è inutile che tu insista, perché t. non ti do nulla. d. In frasi di tono conclusivo, esprime spesso sfiducia riguardo alla possibilità di modificare una situazione in atto, o rassegnata accettazione dell’inevitabile: è inutile lamentarsi, t. le cose non cambiano; perché ti disperi? t. ormai il guaio è fatto. Con senso attenuato: non fa nulla se si è rotto, t. non mi serviva; in usi scherz., fingendo di non dare importanza a qualche contrattempo: «Tanto, volevo scendere», disse quel che cascò da cavallo. 5. Locuz. particolari: a. Da tanto, come locuz. agg., capace di una tal cosa (di solito di una cosa buona; quindi, così valente, così abile, ecc.): il quale fu da tanto ..., che egli paceficò il figliulo col padre (Boccaccio); nell’uso com., soprattutto in frasi negative: non è uomo da t.; non mi stimi da t.?; non lo credevo da tanto. b. Tanto che, fino al momento in cui, finché (come cong. temporale): a me pare che noi abbiamo a ricogliere tutte quelle che noi vederem nere, t. che noi ci abbattiamo a essa (Boccaccio); più esplicitamente, fino a t. che, infino a t. che (cfr. anche fintantoché). c. Tanto è, è perfettamente la stessa cosa, non v’è differenza fra (in paragoni): t. è far male una cosa che non farla affatto; anche da solo, tant’è, per dare alla frase un tono conclusivo: se non possiamo arrivare prima di notte, tant’è, partiamo domattina presto; che pasticci mi fate? Tant’è; siete tutti così (Manzoni); in altri casi, tant’è, è proprio così. Con sign. poco dissimile, tanto fa, è lo stesso, oppure è meglio, conviene: se debbo andarci per niente, t. fa, resto qui; se siamo sicuri di non riuscire, t. fa rinunciare fin da ora. d. Tanto più che ..., nell’aggiungere un nuovo motivo, un più valido argomento: non dovevi parlarne a nessuno, t. più che t’avevo pregato di non farlo; ritengo inutile scrivergli, t. più che deve arrivare lui stesso uno di questi giorni. e. Non più che (o di) tanto, non molto, poco, o addirittura niente: non se ne cura più che t.; non se la piglia certo più di t.; non ci pensò più che t. e si buttò a capofitto nella mischia. f. Tanto quanto, t. o quanto, un poco, non molto: m’è piaciuto t. quanto; férmati t. o quanto, e guardami (Leopardi); né t. né quanto, niente affatto: non me n’importa, non me ne voglio occupare, né t. né quanto. ◆ Dim. tantino, con sottodiminutivi (v. la voce).