sventura
s. f. [der. di ventura, col pref. s- (nel sign. 1)]. – 1. Mala ventura, sorte avversa, apportatrice di infelicità, disagi o disgrazie: la s. ci perseguita; per nostra s., per colmo di s. non abbiamo trovato un medico; ha avuto la s. di perdere il padre da bambino; uomo provato dalla s.; s. volle che incontrassi proprio lui; bello di fama e di sventura Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse (Foscolo, anticipando la concezione romantica che le avversità rendono l’uomo più grande e ammirevole); Te collocò la provida Sventura in fra gli oppressi (Manzoni, interpretando cristianamente la sorte avversa come uno strumento provvidenziale di salvezza). In partic., ant., cattivo influsso celeste: Vertù così per nimica si fuga Da tutti come biscia, o per sventura Del luogo, o per mal uso che li fruga (Dante). 2. concr. Caso, avvenimento, circostanza che arreca danno e dolore; grave avversità, disgrazia: ci raccontò tutte le s. che gli erano capitate; in tutta la notte di sospirar né di piagnere la sua s. e quella di Pietro ... non rifinò (Boccaccio); Se la vita è sventura, Perché da noi si dura? (Leopardi); compagni di s.; non sapete quante s. comporta una guerra; in frasi esclamative: sventura!; oh, che sventura! Con iperbole a volte scherzosa: avere quel seccatore tutto il giorno tra i piedi è una vera s., una grave molestia.