svanire
v. intr. [der. di vanire, col pref. s- (nel sign. 6)] (io svanisco, tu svanisci, ecc.; aus. essere). – 1. Disperdersi a poco a poco: aperta la finestra, questo cattivo odore svanirà presto; svanito il fumo, apparve il disastro provocato dall’esplosione; il rumore dei passi svanì lentamente; dileguarsi: il treno svanì nella nebbia; la visione, il sogno svanì. Con senso fig., estinguersi, scomparire: l’allegria svanì presto; le illusioni a poco a poco svaniscono; le mie speranze sono ormai svanite; il pensiero, che s’era presentato vivo e risoluto alla sua mente, s’annebbiava e svaniva tutt’a un tratto (Manzoni). 2. a. Riferito a essenze, aromi, profumi e liquori, perdere l’odore, il sapore, il grado alcolico; svaporare: se lasci aperta la bottiglia l’acqua di colonia svanisce. In usi fig., diminuire di forza, d’intensità; indebolirsi: lascia che la sua collera svanisca prima di ripetergli la richiesta; il corruccio ora svaniva in un grande stupore (De Roberto); i ricordi della serata a teatro svanivano come le nebbie di una sbornia (Quarantotti Gambini). ◆ Part. pass. svanito, anche come agg., con riferimento a persona, che ha perso in parte la lucidità di cervello e la chiarezza d’idee, per malattia o per invecchiamento: una vecchietta mezzo svanita; ha un fratello che è (o è stato sempre) un po’ svanito; si dimentica ogni cosa, ormai è proprio svanita; e come sost.: è uno svanito, una svanita.