supertopo
s. m. Topo modificato geneticamente. ◆ Quanto al «supertopo» di Princeton, non sembra entusiasmarlo [Edoardo Boncinelli]: «Ha più memoria, ma da questo a dire che è più intelligente degli altri topi, ce ne passa. Il dottor [Joe] Tsien ha fatto un buon lavoro, ha dimostrato che quel recettore è importante per la memoria a lungo termine. Forse non meritava tanto clamore». (Riccardo Chiaberge, Corriere della sera, 25 settembre 1999, p. 33, Cultura) • In un laboratorio di Filadelfia hanno creato un supertopo iniettandogli Lgf-1, un fattore di crescita insulinico che agisce sui muscoli. Il professore Lee Sweeney, autore dell’esperimento, prevede applicazioni sugli atleti: «I muscoli diventano forti senza fare niente. Se si aggiunge l’allenamento, l’effetto forza-massa si moltiplica a livelli sorprendenti. Ma ci sarebbero anche altri vantaggi: ferite e lesioni sportive guarirebbero con più facilità e la forma fisica durerebbe più a lungo». (Mattino, 12 marzo 2004, p. 47, Sport) • [tit.] Il supertopo che non si ferma mai [testo] […] il quotidiano «Independent» di Londra ha sbattuto ieri in prima pagina la foto del supertopo, mentre corre su un tapis-roulant, sotto un titolone ad effetto: «Il topo che ha sconvolto il mondo». (Enrico Franceschini, Repubblica, 3 novembre 2007, p. 19, Attualità).
Derivato dal s. m. topo con l’aggiunta del prefisso super-2.
Già attestato nella Repubblica del 23 aprile 1988, p. 8 (Aldo Schiavone).