superbire
v. intr. [dal lat. superbire, der. di superbus «superbo»] (io superbisco, tu superbisci, ecc.; aus. essere), letter. – Insuperbire, montare in superbia, fare atti di superbia: Principio del cader fu il maladetto Superbir di colui [Lucifero] che tu vedesti Da tutti i pesi del mondo costretto (Dante); andare fiero, inorgoglirsi: Vede Tancredi in maggior copia il sangue Del suo nemico ... Ne gode e superbisce (T. Tasso); il genio della società può ben s. al paragone delle rare e povere armonie della selvaggia natura (C. Cattaneo). ◆ Part. pres. superbiènte, anche come agg., che insuperbisce, che si comporta con superbia: molte altre cose sopravennero, le quali insieme diedero aperta via a’ superbienti Giganti (Boccaccio).