suo
agg. poss. [lat. sŭus]. – È il possessivo corrispondente al pronome di terza persona; può riferirsi al soggetto della proposizione (come era di regola per il lat. suus), che può essere persona, animale o cosa: Giovanni è tornato al suo paese d’origine; la tigre difendeva i suoi piccoli; ogni medaglia ha il suo rovescio; ma può anche riferirsi a persona, animale o cosa diversi dal soggetto (dove in latino sarebbe invece d’obbligo usare eius «di lui, di lei, di quello, di quella»); è stato uno scherzo del suo amico burlone; sono andato da Stefano a restituirgli il suo libro; l’acqua ha sommerso l’albero con tutti i suoi rami (ma quest’uso può determinare ambiguità: Mario ha incontrato Andrea con suo figlio; di chi è il figlio?). Il masch. plur. è suoi, ant. o dial. sui (A Dio spiacenti e a’ nemici sui, Dante); regolare è la formazione del femm. sua, sue; in alcune regioni (come la Toscana e il Lazio) si ha una forma dialettale sua per suoi e sue (gli ha da pensare a’ casi sua), e nel fior. parlato del sec. 15° si aveva inoltre una forma suo (al posto di sua, sue) per il femm. sing. e plurale. Nell’uso pop. tosc. si ha di regola, in posizione proclitica, il troncamento: mi saluti la su’ mamma, i su’ figlioli. Nella lingua antica è documentato un uso enclitico (nella forma -so): E non vidi già mai menare stregghia A ragazzo aspettato dal segnorso (Dante). Normalmente non si accompagna con l’articolo quando precede un astratto in locuzioni di cerimonia: Sua Santità; Sua Maestà il Re; o quando precede un nome indicante parentela, non però come regola assoluta (v. articolo); in altri casi l’omissione è solo dell’uso ant.: Lo villanello ... prende suo vincastro E fuor le pecorelle a pascer caccia (Dante). 1. a. Gli usi più com. sono analoghi a quelli di mio (v.), indicando l’appartenenza a una terza persona, sia come proprietà: la sua casa, i suoi poderi; sia con riferimento a rapporti d’altro genere: tornò al suo posto; lo ha fatto per la sua salvezza; nasconde i suoi sentimenti; lo ha scritto di suo pugno; mi ha fatto leggere il suo articolo; sono tutti ai suoi ordini; è molto severo con i suoi studenti; spesso con tono affettivo: la sua Giulia, il suo caro compagno; e riferendosi a cose per indicare attaccamento e consuetudine: prende ogni sera la sua tisana. In molti casi corrisponde semplicemente a un genitivo, oggettivo (l’ho fatto per amor suo, per l’amore che ho di lui) o soggettivo (è il suo libro preferito, il libro che lui preferisce). Anche per la collocazione valgono per suo le stesse osservazioni fatte a proposito di mio (v.): è suo amico da molti anni; non lo trattare male: è amico suo; è stato la sua rovina (la rovina sua, più forte); sia pace all’anima sua. b. In alcune locuz. tipiche, significa adatto, opportuno: ogni cosa va fatta a suo tempo, a tempo opportuno; ogni frutto ha la sua stagione; la lepre va cotta in salmì: è quella la morte sua, il modo migliore di cucinarla. Riferito a oggetti, vale talvolta corrispondente, relativo: una scatola col suo coperchio. c. In formule di cerimonia (v. anche sopra): sua signoria; Sua Altezza, Sua Maestà, Sua Santità (abbrev. S.A.; S.M.; S.S.). 2. Ant. o pop., riferito a un soggetto plur. (in luogo di loro): con due spade affocate, Tronche e private de le punte sue (Dante); poi che gli arcieri ... avranno il suo saettamento saettato (Boccaccio); avranno avuto le sue buone ragioni. 3. a. Con uso sostantivato e pronominale, quando il nome già espresso non si ripete: il mio intervento è meno desiderato del suo. Con sign. particolari in frasi e locuz. in cui si sottintende un sostantivo più o meno determinato: i suoi, i genitori, i parenti (ha ricevuto notizie dai suoi; i suoi di casa lo aspettano; talvolta anche, più genericam. i concittadini, i compagni di parte); anche lei vorrà dire la sua (opinione); fa questi discorsi per tirarli tutti dalla sua (dalla sua parte, a suo favore); anche lui dovrà starci per la sua (per la sua parte); ha fatto anche lui le sue (le sue scappatelle, o le sue malefatte); ne ha detta, ne ha fatta una delle sue (con allusione a spropositi, a espressioni poco controllate, ecc., che uno è solito fare o dire); stare sulle sue, stare in sussiego, darsi un tono, trattare gli altri con freddezza o alterigia; in usi ant.: toccar le sue, avere le sue (o delle sue), avere il fatto suo, quello che uno si merita: se ella non starà cheta, ella potrà aver delle sue (Boccaccio). b. Come sost., con valore neutro, il suo, i suoi beni, i suoi averi, ciò che possiede: ha speso tutto il suo; ha pagato del suo; lo fece erede di tutto il suo; a Perugia tornossi, avendo il suo investito in uno anello (Boccaccio). Preceduto dalla prep. di, con sign. più generico: non c’è nulla di suo, nulla che gli appartenga, talvolta, anche nulla di personale, di originale: in quel libro non c’è quasi nulla di suo.