suite
〈sü̯ìt〉 s. f., fr. [propr., part. pass. femm. di suivre «seguire»]. – 1. Séguito, l’insieme delle persone che accompagnano un personaggio, o, in senso più ampio, successione di varî elementi analoghi che costituiscono un insieme omogeneo (v. anche il n. 3). 2. Composizione strumentale in più tempi, ognuno dei quali concepito nel quadro di una danza, più o meno idealizzata, nella quale tuttavia si trovano spesso anche pezzi non di danza: preludî e ouvertures all’inizio, e altrove arie, fughe, adagi, allegri, sempre però obbedienti al criterio di alternare pezzi in movimento rapido a pezzi in movimento lento. Di origine cinquecentesca, e sviluppatasi poi, con varî schemi, nel Seicento, la suite ha la sua massima fioritura verso la metà del sec. 17°, per impulso specialmente italiano e con diffusione in Germania, Francia, Inghilterra. Il tipo più frequente è la serie allemanda-corrente-sarabanda-giga, che giunge come schema ufficiale fino alla metà del sec. 18°; pezzi ad libitum sono invece il preludio (o ouverture, o toccata, ecc.), la gavotta o il minuetto o la bourrée, tra la sarabanda e la giga, e come conclusione la ciaccona o la passacaglia (o altre forme di variazione) o il rondò: suites per clavicembalo, per violoncello. 3. Con sign. sviluppatosi nella lingua ingl., appartamento formato di due o più stanze disposte in sequenza, in alberghi di lusso.