suicida
s. m. e f. e agg. [voce formata sull’analogia di omicida, col lat. sui (genit. del pron. rifl.) e -cida] (pl. m. -i). – 1. s. m. e f. Chi si toglie deliberatamente la vita: il s. si è dato la morte ingerendo una fialetta di cianuro. In funzione appositiva: un detenuto s.; morire s.; piloti s., nella seconda guerra mondiale, i piloti giapponesi di mezzi navali d’assalto o di aerei (chiamati con termine giapponese kamikaze) che si gettavano sull’obiettivo nemico consapevoli di morire essi stessi con l’esplosione del loro mezzo; con sign. simile sono stati definiti, nel linguaggio giornalistico, attentati s. gli attentati dinamitardi (analoghi a quelli dei kamikaze) organizzati per fanatismo politico o religioso o come atti di terrorismo, di solito con attrezzature o veicoli destinati a esplodere insieme con gli attentatori stessi (chiamati perciò bombe umane); in usi fig., politica s., che si propone fini e metodi destinati a un sicuro insuccesso. 2. In funzione di agg., di suicidio, che ha per oggetto o fine il suicidio: avere propositi s.; in un impulso s. si è gettato dalla finestra; un anomalo istinto s.; volontà, mania s., anche in senso fig., con riferimento a persona che consapevolmente va incontro a un proprio danno o agisce contro il proprio interesse.