stupore
stupóre s. m. [dal lat. stupor -oris, der. di stupēre «stupire»]. – 1. Forte sensazione di meraviglia e sorpresa, tale da togliere quasi la capacità di parlare e di agire: Oppresso di stupore, a la mia guida Mi volsi (Dante); era tanta nella città la moltitudine di quegli che di dì e di notte morieno, che uno s. era a udir dire, non che a riguardarlo (Boccaccio); quella vista lo riempì di s.; si fermò colto da s.; si sentì un grido di s.; riaversi, riprendersi dallo s.; come esclamazione parentetica: si volse e, stupore!, non lo vide più; in posizione di predicato, di fatto che provoca grande meraviglia: la sua improvvisa apparizione fu uno s. per tutti. 2. ant. a. Condizione di ottusità, di scarso sviluppo mentale: razze d’uomini empj, e senza civiltà, quali dovettero un tempo essere quelle di Cam e Giafet, non poterono essere che bestioni tutti stupore e ferocia (Vico). b. Stato di stordimento, conseguente a cause fisiche o morali. c. Intorpidimento delle membra, torpore fisico. 3. Nel linguaggio medico: a. Stato di depressione del sensorio caratterizzato da un marcato obnubilamento della coscienza, pur restando il paziente sveglio: è frequentemente osservabile in malattie infettive febbrili (tifo) ed è legato a fenomeni tossici. b. Con sign. più specificamente psichiatrico, stato di arresto completo della motilità volontaria associato a intoppo, rallentamento o torpore dell’attività ideativa e a un distacco dalla realtà esterna: stupore da ipertensione endocranica, da sindrome depressiva. c. S. muscolare, temporanea incapacità di un muscolo o gruppo muscolare alla contrazione volontaria; consegue per lo più a contusioni o altri eventi traumatici. d. S. arterioso, perdita passeggera della normale motilità di un segmento di arteria per effetto di un trauma che, pur non determinando lesioni contusive gravi della parete vasale, ne irriti le vie simpatiche provocando uno spasmo localizzato.