stridere
strìdere v. intr. [dal lat. stridĕre, voce onomatopeica, coesistente accanto a stridēre] (aus. avere, ma i tempi composti, come anche il part. pass. striduto, sono molto rari). – 1. a. Emettere voci, urla, suoni acuti e penetranti, per lo più sgradevoli; letter., riferito a persone: vidde venire una femina in verso la fossa, correndo e stridendo, tutta scapigliata (Passavanti); più com. riferito ad animali: senti come stridono le cicale; le civette stridevano sugli alberi. b. Produrre un suono o un rumore acuto e lacerante: il tizzone stride nel caminetto; il ferro rovente immerso nell’acqua stridette; si sentirono a un tratto s. i freni di un camion giù nella strada; la porta girò sui cardini stridendo; Va stridendo lo strale Da la cocca fatale (Parini); in mar precipitando Spente nell’imo strideran le stelle (Leopardi); Sovra il tuo capo stridere Non osin le tempeste (Manzoni); su questo mare ... Il nembo sempre e la procella stride (Giusti). Con sign. estens.: queste ultime parole gli stridevan tanto fra i denti che le intesi appena (I. Nievo). 2. fig. Produrre un effetto di dissonanza, di discordanza, di contrasto: colori che, messi accanto, stridono; è un quadro che, in questo ambiente, stride per l’audacia della rappresentazione; la colonna sonora stride un po’ con il contenuto del film. 3. Nell’uso fam. tosc., soffocare l’espressione della propria rabbia, del proprio scontento: ha dovuto s. per due anni sotto i padroni. ◆ Part. pres. stridènte, frequente come agg.: suono, rumore stridente; in senso fig., colori stridenti; contraddittorio, in contrasto: osservazioni stridenti; come rafforzativo: contrasto, contraddizione stridente.