strettoio
strettóio s. m. [der. di stretto1]. – 1. Strumento di varia forma, composto di due elementi che si possono avvicinare o allargare mediante un congegno a vite, usato per stringere, comprimere o spremere. In partic.: a. Torchio a vite, di legno o ferro, azionato a braccia per mezzo di una robusta stanga, ancora usato in alcuni oleifici per la spremitura delle olive (sinon. di frantoio) e, in passato, per la spremitura delle vinacce: fra Formica andava attorno pei palmenti e per gli strettoi di ulive (Capuana); anche, analogo arnese, più piccolo e di uso domestico, per spremere il succo di frutti o altro: disfate il ribes ne’ suoi grappolini ... passatelo per canovaccio a poco per volta, strizzandolo bene con le mani, se non avete uno s. (Artusi). b. In legatoria, tipo di torchio usato per comprimere il libro quando si esegue la doratura o la coloritura dei tagli o l’impressione sul dorso. c. Nella tecnica mineraria, lo stesso che incuneatore. 2. Strumento per la fabbricazione delle botti costituito da un tamburo e da un telaio di legno sul quale, per mezzo di funi, vengono messe in tensione, per curvarle e serrarle, le doghe, alle cui estremità vengono poi forzati due cerchi. 3. non com. Nodo scorsoio: a quel punto credetti sentire nel collo lo s. del capestro (I. Nievo). 4. ant. Luogo stretto, angusto; strettoia: pigiato entro l’immenso strettojo di quella gola [il ghiacciaio del Gries], dovette naturalmente reagire con estremo vigore contro le rupi che gli serravano i fianchi (Stoppani).