strapiombare
v. intr. [comp. di stra- e piombare1] (io strapiómbo, ecc.; non sono usati i tempi composti). – Non essere a piombo, in partic. con riferimento a una struttura o a una superficie verticale in cui la parte superiore sporge rispetto a quella inferiore, sicché il filo a piombo cade a una certa distanza dalla base: il muro, la parete, la roccia strapiomba; Orvieto, su i papali bastioni Fondati nel tuo tufo che strapiomba (D’Annunzio); si fermava sotto l’ombrellone del pino solitario laggiù dove l’altipiano strapiomba sul mare (Pirandello); la strada ... strapiomba sull’acqua in mezzo a rovi e gaggìe (Pavese). ◆ Part. pres. strapiombante, con valore verbale e anche come agg., che strapiomba, che cade a strapiombo: parete, masso strapiombante; grosse rocce piatte e sdrucciolevoli, strapiombanti l’una sull’altra a molti metri d’altezza (Landolfi).