straniare
v. tr. [der. di stranio; cfr. lat. tardo extraneare «trattare come un estraneo»] (io strànio, ecc.). – Variante meno com. di estraniare, e analogam. il rifl. straniarsi di estraniarsi: non mi ricorda Ch’i’ stranïasse me già mai da voi (Dante); fino da ragazzetto si era straniato non solo dalla parentela, ma in parte anche dai genitori e dalla sorella, perché erano dei borghesi (Morante). ◆ Part. pass. straniato, anche come agg., raro, col senso di «fuori di sé, quasi impazzito» (cfr. il più com. stranito, e l’analoga metafora da cui è sorto alienato): borbottava simile a uno straniato dal dispiacere (Bacchelli).