strangolare
v. tr. [lat. strangŭlare, che è dal gr. στραγγαλάω] (io stràngolo, ecc.). – 1. a. Uccidere esercitando una forte pressione sul collo fino a produrre asfissia: s. con un laccio, con una calza di nailon, con le mani; gli saltò al collo e lo strangolò; fu strangolato nel sonno; come minaccia: se non stai zitto, ti strangolo! b. Per iperbole, spec. con riferimento a indumenti, stringere troppo al collo rendendo difficoltoso il respiro: questo colletto (o questa cravatta) mi strangola. c. In usi estens., come sinon. meno com. di strozzare: s. la voce, sforzarla, soffocarla: una voce che il furore strangolava e rendeva stridula (Moravia); raro il rifl. strangolarsi, sgolarsi sforzando troppo la voce nel gridare o nel cantare: così gridando e strangolandosi ... corse giù per la piaggia in verso il mare (Sacchetti). In usi fig. (per i quali è oggi più com. strozzare), esercitare una dura costrizione, spec. di natura economica, o con il fine di impedire lo svolgimento di un’attività: i debiti lo stanno strangolando; s. un’azienda negandole dei finanziamenti; s. i clienti sul prezzo, prenderli per il collo; s. una nazione con sanzioni economiche, metterla in gravi difficoltà; s. il commercio, l’artigianato, con leggi o provvedimenti dannosi; questi so’ quelli omini iniqui, i quali strangolano la giustizia (s. Bernardino). 2. fig. Nel linguaggio marin., legare trasversalmente due o più cavi paralleli con un altro pezzo di cavo, per avvicinarli e tenderli. S. una vela, stringerla con un cavo per sottrarla rapidamente al vento, in aiuto o in sostituzione degli imbrogli.