stipola
stìpola s. f. [lat. scient. stipula, che è dal lat. class. stipŭla «stoppia», adottato da Linneo sulla base del sign. che i dizionarî dell’epoca davano per stipŭla «folia seu vaginae, quibus culmus ambitur», cioè «foglie o involucri intorno a cui gira uno stelo»]. – In botanica, ciascuna delle due appendici fugaci o persistenti e di solito laminari che si sviluppano alla base delle foglie in piante di diverse famiglie: rosacee, papiglionacee, malvacee, ecc.; le stipole possono essere libere o in vario modo concresciute, e in questo caso prendono nomi diversi: s. adnate se concresciute con il picciolo, e interpicciolari quando derivano dal concrescimento di stipole di foglie diverse e opposte; se la saldatura coinvolge le stipole della stessa foglia si parla di s. ascellari, nel caso concrescano con il margine rivolto verso il picciolo, e s. oppositifoglie se si saldano con il margine opposto al picciolo. Un tipo particolare di concrescimento delle stipole è osservabile nell’ocrea (v.). In varî casi le stipole sono estremamente ridotte, come in certe specie del genere Rhamnus, o così sviluppate da sostituire la propria foglia, come in Lathyrus aphaca del genere latiro; in numerose piante possono essere modificate in spine, per es. nella robinia (Robinia pseudacacia). La funzione delle stipole dipende dalla loro struttura e dal loro sviluppo; in generale funzionano come elementi di protezione delle gemme o come normali organi fotosintetici, soprattutto quando sono piuttosto grandi. ◆ Dim. stipolétta (v.).