stillicidio
stillicìdio s. m. [dal lat. stillicidium, comp. di stilla «goccia» e tema di cadĕre «cadere»]. – 1. Il cadere a goccia a goccia, lentamente e in modo continuato, dell’acqua o di altri liquidi: continuava lo s. dell’acqua piovana da un foro della gronda; stalattiti formate dallo s. dell’acqua da una volta rocciosa; lo s. del sangue da una piccola ferita. In partic.: a. In diritto, caduta dell’acqua piovana stillante dai tetti del proprio edificio, che deve avvenire, a norma del codice civile, sul proprio terreno e non su quello del vicino; si parla quindi di servitù di s., con riferimento al diritto di far cadere sul fondo del vicino l’acqua piovana defluente dal proprio tetto. b. In medicina, tempo di s. o di emorragia, prova emogenica che si esegue pungendo con apposito ago o lancetta il lobulo dell’orecchio o il polpastrello e determinando così uno stillicidio di sangue che normalmente cessa dopo 1-3 minuti. 2. fig. Il ripetere o il ripetersi in modo continuo, insistente e monotono di un atto, un fatto, un atteggiamento e sim. che arrechi fastidio, noia, disturbo: continua a chiedere soldi, è un vero stillicidio; uno s. di richieste, di lamentele.