stentare
v. intr. [lat. extĕntare «sforzarsi», comp. di ex- e tentare (v. tentare)] (io stènto, ecc.; aus. avere). – 1. Faticare, incontrare difficoltà nel fare qualche cosa; l’oggetto della difficoltà è in genere espresso con la prep. a e l’infinito: s. a leggere, a scrivere; stentava ad articolare le parole, a reggersi sulle gambe malferme; partendo stentarono a trovare i movimenti giusti, ad affondare e a ritrarre simultaneamente i remi (Quarantotti Gambini); con sign. attenuato: è così cambiato che ho stentato a riconoscerlo; stento a credere che sia così, mi riesce difficile il crederlo; accadono cose che si stenta a credere. Con altra reggenza, essere in difficoltà, avere qualche problema in un determinato campo, spec. in una materia di studio: stenta alquanto in matematica; ha sempre stentato con la sintassi. Non com., senza alcuna determinazione, penare, soffrire: costei mi ha fatto molto s., prima che abbia acconsentito al mio volere (Sacchetti). 2. Con uso assol., faticare a vivere, vivere tra gli stenti, soffrire soprattutto per la mancanza delle cose più necessarie: è una famiglia numerosa e stentano; fargli imprigionare e in prigione stentare e piagnere il peccato commesso (Boccaccio); tu, per compiacere a colui che può più, non fai che sia pagato il povaretto che stenta (s. Bernardino); in questa accezione è anche frequente l’uso trans. nell’espressione s. la vita, vivere tra gli stenti, con gravi privazioni. Ant., con la particella pron., e con il senso più generico di soffrire, patire: E a tal modo il socero si stenta In questa fossa (Dante). ◆ Part. pass. stentato, anche come agg. (v. la voce).