stella1
stélla1 s. f. [lat. stēlla]. – 1. In astronomia, nome generico dei corpi celesti di forma per lo più sferica, costituiti da enormi masse di gas a temperatura molto elevata (che per questo emettono luce), tenuti insieme dall’attrazione gravitazionale; nella loro parte centrale, il nucleo, la temperatura, la pressione e la densità raggiungono valori sufficienti per innescare reazioni di fusione nucleare (nucleosintesi), con la conseguente produzione di una enorme quantità di energia, la quale, attraverso successivi assorbimenti e riemissioni da parte degli strati gassosi sovrastanti, raggiunge lo strato superficiale (fotosfera) e viene irradiata verso l’esterno. Nell’antichità il termine comprendeva tutti gli oggetti luminosi della sfera celeste e cioè sia le s. fisse sia le s. erranti o pianeti (oggi sappiamo che l’apparente immobilità delle stelle fisse è imputabile alle enormi distanze che rendono molto piccoli i loro spostamenti angolari e che in realtà esse ruotano attorno al proprio asse e si spostano nel cielo con velocità di alcune decine o centinaia di km/s). Le nostre conoscenze sulla natura fisica delle stelle deriva per lo più dall’osservazione del Sole; le altre stelle, anche se osservate con i più potenti e moderni telescopî, a causa della grande distanza (Proxima Centauri, la più vicina dopo il Sole, si trova a 4,2 anni luce) che le separa da noi, ci appaiono come punti luminosi (a occhio nudo, in notti senza Luna, lontano da luoghi inquinati da luci artificiali, è possibile vederne circa 6000), il cui scintillio è dovuto al passaggio della loro luce attraverso l’atmosfera terrestre (v. seeing); è inoltre facilmente visibile una regione luminosa che forma una larga fascia che attraversa tutta la volta celeste, la Via Lattea, costituita da un numero enorme di stelle di debole luminosità che non possono essere distinte a occhio nudo; lo studio della loro distribuzione spaziale ha dimostrato che esse appartengono alla Galassia, la nebulosa di cui fa parte il nostro sistema solare, che, al pari delle altre numerosissime galassie che popolano l’Universo, contiene alcune centinaia di miliardi di stelle. Altri insiemi di stelle sono i gruppi e gli ammassi, i cui membri variano da alcune unità (due per i sistemi binarî) a qualche centinaio di migliaia (per gli ammassi globulari). La posizione delle stelle è normalmente indicata in termini delle coordinate astronomiche ascensione retta e declinazione (a cui si aggiunge, per tener conto della precessione degli equinozî, l’epoca a cui si riferisce la loro osservazione). Per quanto riguarda invece la classificazione qualitativa delle stelle, la più antica si basa sul loro splendore (magnitudine apparente) e le divide, per ordine decrescente di luminosità, in sei classi contraddistinte dalle prime lettere dell’alfabeto greco seguite dal genitivo latino della costellazione cui appartengono (solo le stelle più luminose conservano ancora i nomi tradizionali: Sirio, Vega, Arturo, Aldebaran, ecc.): così, per es., Betelgeuse, Rigel, Bellatrix sono rispettivam. α Orionis, β Orionis, γ Orionis. Nel secolo scorso al nome della stella viene aggiunto un aggettivo che ne indica il colore (talora apprezzabile all’osservazione visuale), legato alla sua temperatura: ciò ha dato luogo alle denominazioni (in ordine di variazione progressiva di temperatura decrescente) di s. azzurre, bianche, gialle, arancioni e rosse; più recentemente, l’ordinamento si basa sulle caratteristiche dello spettro della luce emessa: si parla quindi di tipi o classi spettrali, indicati per temperatura decrescente con le lettere O-B-A-F-G-K-M (v. spettrale); in partic., lo studio degli spettri ha permesso di conoscere lo stato fisico e la composizione chimica qualitativa e quantitativa delle atmosfere delle stelle, che risultano tutte simili tra loro: l’elemento preponderante è l’idrogeno (73% della massa totale), seguono l’elio (25%), l’ossigeno, il carbonio, l’azoto e quindi i metalli alcalini e alcalino-terrosi. Le altre proprietà misurabili delle stelle sono: la luminosità (compresa tra 10−4 e 106 volte quella del Sole e misurata dalla magnitudine assoluta), la massa (da 1/10 a 50-60 volte quella solare), il raggio (da 1/100 a 1000 volte il raggio solare), la temperatura superficiale (da 2500 K a 50.000 K); essendo questi parametri correlati tra loro, sono utili, in luogo della mera rappresentazione spaziale, diagrammi stellari bidimensionali (massa-luminosità, massa-raggio) di cui il più importante è quello che lega la luminosità alla temperatura (e quindi alla classe spettrale), che può essere costruito per un numero molto elevato di stelle. In tale diagramma, le stelle si addensano principalmente in cinque zone dette sequenze, che ne consentono una classificazione collegabile anche al loro stadio evolutivo: la sequenza principale, che si estende dalle stelle blu di alta luminosità e alta temperatura (tipi O e B) a quelle rosse, meno luminose e più fredde (K e M), annovera il maggior numero di stelle, compreso il Sole (di essa fanno parte le s. nane, ossia quelle appartenenti alle classi spettrali F, G, K, M); a sinistra della sequenza principale si trovano le s. subnane che, a parità di tipo spettrale, irraggiano circa 4-5 volte di meno rispetto alle precedenti; più in basso si trovano le nane bianche, così chiamate a causa della loro bassa luminosità (la loro massa è solo 1/10 di quella solare, mentre il volume è un milione di volte inferiore, per cui la loro densità media è 100.000 volte superiore a quella del Sole); una quarta zona, posta in alto e a destra della sequenza principale, comprende le s. giganti (o giganti rosse a motivo del loro colore) che hanno bassa temperatura (da 6000 K in giù: s. fredde) ma forte luminosità (per le stelle di tipo M essa risulta 10.000 volte quella della sequenza principale), ragion per cui il loro volume deve essere 1 milione di volte superiore a quello delle stelle della sequenza principale di ugual tipo spettrale; al di sopra di quest’ultima zona sono collocate infine le s. supergiganti con luminosità ancora maggiore. Le stelle si sono formate, e continuano a formarsi, evolvendosi in successive fasi, da enormi nubi fredde di gas rarefatti (quasi esclusivamente idrogeno ed elio) e polveri che, per instabilità gravitazionale, iniziano un processo di addensamento, frammentandosi poi in masse minori (globuli) in ognuno dei quali, in un tempo inversamente proporzionale alla massa (da qualche centinaio di migliaia di anni a qualche milione) continua la contrazione progressiva accompagnata da riscaldamento dovuto all’energia gravitazionale perduta, fino al raggiungimento di un equilibrio tra la pressione dei gas della parte centrale e la forza di gravità di quelli della parte periferica (fase di protostella). Le protostelle di piccola massa (fino a un decimo di quella solare) danno luogo a corpi celesti destinati a raffreddarsi senza raggiungere una propria produzione di energia, mentre quando la massa è sufficientemente grande il riscaldamento raggiunge temperature tali da innescare reazioni nucleari del tipo protone-protone (per masse fino a una volta e mezzo quella solare) e del ciclo carbonio-azoto per masse maggiori, con produzione, in ogni caso, di elio ed emanazione di energia che fa della protostella una stella vera e propria, destinata a permanere, in condizioni di equilibrio idrostatico e termico, per un tempo lunghissimo, ma sempre determinato dalla sua massa iniziale. Questa fase, localizzabile nel diagramma HR (luminosità-temperatura) con le stelle della sequenza principale, comprende la maggior parte (circa il 90%) delle stelle della nostra galassia e rappresenta la fase più lunga della vita di una stella: ne è prototipo il Sole, che si può definire una stella nana media, gialla, di tipo spettrale G2: formatasi 5 miliardi di anni fa, esaurirebbe la sua scorta di idrogeno del nucleo in altri 5 miliardi di anni. Nelle stelle di piccola massa (non superiore ai due decimi di quella solare) l’energia prodotta nel nucleo viene trasmessa verso l’esterno per convezione, con continuo rimescolamento dei gas e trasformazione di tutto l’idrogeno in elio: in miliardi e miliardi di anni la stella si ridurrà a un globo di materia degenere, di piccolissime dimensioni ed elevatissima densità, destinato a divenire un corpo oscuro; in quelle invece di massa vicina a quella solare o fino a tre volte superiore, all’esaurirsi dell’idrogeno il nucleo, formato ormai tutto di elio, subisce un collasso che ne fa aumentare enormemente la temperatura. La reazione idrogeno-elio si estende allora anche agli strati che circondano il nucleo mentre quelli periferici, che non partecipano alla reazione, subiscono una forte dilatazione e un notevole allontanamento; in due-tre miliardi di anni la stella si trasforma in una gigante o in una supergigante. Nelle giganti di massa minore, nel nucleo delle quali la temperatura non raggiunge quella necessaria per ulteriori trasformazioni nucleari, l’evoluzione prosegue tranquillamente: gli strati esterni, spinti dall’energia che si sprigiona dal nucleo, si allontanano lentamente da esso sotto forma di nebulose (nebulose planetarie), svanendo infine e lasciando allo scoperto una nana bianca, cioè una stella di piccolissime dimensioni, elevatissima densità e luminosità, costituita dal vecchio nucleo della gigante ridotto ormai a materia degenere, che lentamente andrà raffreddandosi, mentre nelle giganti di massa superiore e nelle supergiganti la temperatura, raggiunti i 100 milioni di gradi Kelvin, innesca la trasformazione elio-carbonio. All’esaurimento di questo nuovo combustibile, attraverso successive contrazioni e aumenti interni di temperatura, mentre le dimensioni della stella vanno progressivamente diminuendo, divengono possibili altre reazioni nucleari con formazione, talora in tempi brevissimi, di altri elementi chimici (neo, sodio, magnesio, silicio, ecc.) fino a quelli della famiglia del ferro, che è l’ultimo elemento la cui formazione sia esotermica. Il cessare delle reazioni nucleari e quindi della produzione di energia all’interno della stella provoca il suo rapidissimo collasso e la sua improvvisa esplosione, con formazione di una supernova (v.) e di una stella di neutroni (v. neutrone); per le stelle che abbiano raggiunto l’esaurimento del materiale combustibile mantenendo una massa superiore a tre volte quella solare il collasso continua indefinitamente fino a che, venendo la massa a corrispondere a un volume sempre minore, avverrà gradatamente l’incurvarsi dello spazio attorno a essa, con la formazione di un buco nero (v. buco2, n. 6). Nell’ambito dei tipi stellari precedentemente descritti sono chiamate s. doppie e s. multiple quelle (più di un terzo, per es., delle stelle della nostra galassia) che all’attenta osservazione si rivelano rispettivamente formate da due o più stelle assai vicine, potendo tale vicinanza essere solo apparente, dovuta a un casuale allineamento che fa apparire vicine sulla sfera celeste stelle non aventi alcun legame reciproco (doppie ottiche), oppure reale, e mantenersi per mutua attrazione gravitazionale tra gli astri (doppie fisiche), che si muovono attorno a un comune centro di massa. A seconda della possibile tecnica di osservazione, vengono tra esse dette visuali quelle che sono abbastanza vicine alla Terra da essere osservabili come separate al telescopio, fotometriche (o variabili a eclisse) quelle il cui piano orbitale passa per la Terra e che perciò periodicamente si eclissano a vicenda, e spettroscopiche quelle i cui movimenti sono determinabili, attraverso l’effetto Doppler, con l’osservazione dei loro spettri. Variabili vengono dette le stelle la cui luminosità varia nel tempo con fluttuazioni più o meno regolari, come nelle variabili pulsanti, o con impulsi molto irregolari, talvolta catastrofici, come nelle variabili eruttive (v. nova e supernova). Nelle prime, divise in più sottotipi a seconda della durata dei periodi e dell’ampiezza delle fluttuazioni, le variazioni di luminosità sarebbero da attribuire a fenomeni del tipo dei brillamenti solari, che potrebbero coinvolgere gran parte dell’atmosfera stellare, nelle seconde all’instabilità delle condizioni fisiche nei periodi di più rapida evoluzione, come nelle novae e nelle supernovae. Vengono poi dette pseudovariabili o variabili a eclisse o variabili ottiche le stelle doppie che nei loro movimenti interferiscono in modo che la luminosità complessiva risulta variare periodicamente. 2. a. Nell’uso com., con senso più generico, ogni corpo luminoso che appaia nella volta celeste, eccettuati, solitamente, il Sole e la Luna: stelle che scintillano, che sfavillano nel cielo; il tremolio, il luccichio delle s.; al chiarore, al lume delle s.; quante s. brillano nel cielo stanotte!; una notte di stelle, stellata, serena; una notte senza stelle, oscura; poi che ’l ciel accende le sue stelle ... (Petrarca), quando scende la notte. Nella tradizione, sia astronomica, sia pop. o poet., molte stelle hanno una denominazione propria, derivata per lo più dalla mitologia o dalla fantasia degli antichi; ciò accade anche per corpi celesti che non sono stelle, pur avendone il nome, ma pianeti, come, per es., il pianeta Venere, chiamato stella Espero, s. mattutina, s. vespertina e Lucifero (s. mattutina è anche epiteto della Madonna nelle litanie lauretane). Del tutto improprio è il nome di s. cadenti stabilizzatosi nell’uso pop., insieme con il meno com. s. filanti, per indicare il fenomeno delle meteore luminose che attraversano l’atmosfera (v. meteorite); meno impropria è invece la qualifica di s. comete per le comete, delle quali la più conosciuta popolarmente è la s. dei re magi o s. di Betlemme, che secondo la tradizione avrebbe guidato i tre saggi d’Oriente a Betlemme per adorare Gesù bambino, poi estesa a simboleggiare il Natale, per cui è detta anche s. di Natale. b. In frasi iperb., con allusione all’elevato numero delle stelle: sono tanti quante sono le s. del cielo, moltissimi; erano più fitti, più numerosi che le s. in cielo. c. Nel linguaggio poet. o in espressioni partic., il plur. stelle equivale genericam. a «cielo, volta celeste»: Puro e disposto a salire a le s. (Dante), in cielo, in Paradiso; dormire sotto le s., all’aperto; in tono enfatico, cose mai viste sotto le s.!, sulla faccia della Terra, tra gli uomini; fu ... detto non esser sotto le s. una simile coppia a quella del marchese e della sua donna (Boccaccio). 3. Usi fig.: a. Con riferimento alle teorie astrologiche secondo le quali gli avvenimenti della vita umana e i fenomeni terrestri sarebbero collegati con la posizione e il movimento degli astri, stella o stelle indica spesso, anche nel linguaggio com., la causa o l’origine degli eventi e delle inclinazioni dell’uomo (coincidendo, talora, con il concetto di destino): si vede che così han voluto le s.; nascere sotto una buona o una cattiva s.; seguire la propria s.; se tu segui tua stella, Non puoi fallire a glorïoso porto (Dante); Lo mio fermo desir vien da le stelle (Petrarca). Per enfasi, riferito a persona: tu sei la mia buona stella, la persona amica che mi dà aiuto e consiglio. b. In numerose frasi e locuz., esprime in vario modo l’idea della grande altezza: portare, levare, innalzare qualcuno alle s. (e con più forza sopra le s., fin sopra le s.), esaltarlo, decantarne clamorosamente le doti; andare, arrivare, salire alle s., molto in alto (le urla arrivavano alle s., fino alle s.); scese in terra, tra l’acclamazioni che andavano alle s. (Manzoni); il prezzo del petrolio è salito alle s.; l’oro è alle s., è andato alle s., ha raggiunto cifre d’acquisto molto elevate (per la locuz. dalle s. alle stalle, v. stalla). Nel linguaggio fam., vedere, far vedere le s., sentire o far sentire un dolore fisico improvviso e fortissimo: un pestone che mi ha fatto vedere le s.; d’inverno con i dolori artritici vedo le stelle. 4. In altri usi fig. è termine di identificazione e di paragone per indicare bellezza, splendore, luminosità eccezionali. In partic.: a. Occhi particolarmente belli e brillanti: quel bambino ha due occhi che sembrano s., o che sono due s.; con gli occhi vaghi e scintillanti, non altramenti che mattutina s. (Boccaccio); nel linguaggio poet., con uso assol.: Ov’è ’l bel ciglio, e l’una e l’altra stella Ch’al corso del mio viver lume denno? (Petrarca); Come si vide il successor d’Astolfo Sopra apparir quelle ridenti stelle ... (Ariosto). b. Donna eccezionalmente bella: è una s., sembra una s.; poet., la donna amata: Che de’ far Julio? Ahimè; ch’e’ pur desidera Seguir sua s. e pur temenza il tiene (Poliziano). c. Persona molto cara, o anche particolarmente gentile e affettuosa (spec. come appellativo e vezzeggiativo): sei stato una s. ad aiutarmi; quella s. di tua figlia è benvoluta da tutti; vieni qui, s. mia!; mi accorsi che, nel dir questo, gli (o le) tremavano le mani, povera stella! d. S. del mare (lat. stella maris), epiteto attribuito dalla tradizione liturgica e religiosa cristiana a Maria Vergine (l’epiteto deriva però da una corruzione medievale della locuz. lat. stilla maris «goccia del mare», che è un’interpretazione etimologica del nome ebraico di Maria): Vergine chiara e stabile in eterno, Di questo tempestoso mare stella, D’ogni fedel nocchier fidata guida (Petrarca). e. Come traduz. del fr. étoile o dell’ingl. star, attrice, spec. cinematografica, molto bella e di grande successo: una s. di Hollywood; Greta Garbo fu una s. di prima grandezza; con sign. più generico, personaggio dello spettacolo e dello sport che gode di grande notorietà: una s. del varietà; le s. del cinema, della televisione, della canzone; una parata di stelle. 5. a. Figura geometrica che richiama nella sua forma una stella; in partic., figura (detta anche poligono stellato) che si ottiene a partire da un poligono regolare e costruendo, esternamente a esso, triangoli isosceli uguali aventi come basi i lati del poligono regolare; le forme più comuni sono le s. a cinque o a sei punte nelle quali il poligono regolare è un pentagono o un esagono; di qui la locuz. avv. o agg. a stella, a forma di stella: alberi, giardini, viali disposti a s.; ornamento a stella. Chiave a stella, utensile atto a serrare o allentare dadi, viti e bulloni a testa esagonale, denominato anche chiave ad anello o poligonale (v. chiave, n. 6 d), costituito, nella sua forma più comune, da un gambo e da una testa ad anello il cui interno forma una figura a stella con dodici punte. In elettrotecnica, e in partic. nei sistemi trifase, collegamento a s. (in contrapp. a collegamento a triangolo), tipo di collegamento nel quale sono collegati tra loro i morsetti di uscita di tre bipoli in modo da costituire il cosiddetto centro stella, mentre gli altri morsetti sono collegati alla linea di alimentazione. Per il motore a stella (o stellare) e per il torchio a stella (o stellare), v. stellare1, n. 2. b. In geometria dello spazio, s. di rette, l’insieme di tutte le rette dello spazio passanti per un dato punto, oppure parallele a una data retta (è la configurazione nello spazio analoga al fascio di rette nel piano); s. di piani, l’insieme di tutti i piani dello spazio passanti per un dato punto, oppure paralleli a un dato piano. 6. Per estens., oggetto, rappresentazione grafica, disposizione avente una forma più o meno vicina a quella sopra descritta della stella (talora però la figura cui la denominazione si riferisce consiste piuttosto in un punto centrale dal quale si dipartono linee in varie direzioni a guisa di raggi): a. Emblema, distintivo, contrassegno di stati, partiti, associazioni e categorie, a forma di stelle: la s. d’Italia, la stella a cinque punte sovrapposta alla figura di donna che rappresenta simbolicamente l’Italia, detta comunem. stellone (v.); la s. d’Israele, o di David, a sei punte, simbolo del popolo d’Israele; s. gialla, di colore giallo, a sei punte, che i nazisti imprimevano o applicavano sui vestiti degli ebrei per contraddistinguerli; s. rossa, emblema o distintivo di stati, partiti, enti e organizzazioni, corpi armati comunisti; stelle e strisce, traduz. della locuz. ingl. stars and stripes (v.). In partic., insegna onorifica o decorazione a forma di stella, e l’onorificenza stessa che essa attesta: concedere, ricevere la s. al merito del lavoro, la s. della solidarietà italiana. Nelle uniformi militari, sul bavero delle giacche o dei cappotti e sulla punta dei colletti, è distintivo peculiare (più spesso chiamato stelletta) di appartenenza alle forze armate e ai corpi armati dello stato; come insegna di grado, posta, in numero variabile da 1 a 4, sulle spalline delle uniformi dell’Esercito e dei Carabinieri, contraddistingue gli ufficiali inferiori (1 stella il sottotenente, 2 stelle il tenente e 3 il capitano), gli ufficiali superiori quando accompagnata dalla corona turrita (1 stella il maggiore, 2 il tenente colonnello e 3 il colonnello), gli ufficiali generali quando accompagnata dalla greca (1 stella il generale di brigata, 2 il generale di divisione, 3 il generale di corpo d’armata; una quarta stella, funzionale, è portata dal capo di stato maggiore o da altra alta carica speciale): generali a due, a quattro stelle; mettere la terza stella. Come distintivo di grado nelle uniformi degli ufficiali di marina e d’aeronautica è sostituita, rispettivamente, dal giro di bitta e dal rombo o losanga. b. Simbolo, rappresentato da una stella a cinque punte o da un asterisco, usato in guide turistiche, insegne e sim. per classificare (da un minimo di una a un massimo di cinque) alberghi e ristoranti secondo il livello di servizî da essi forniti: albergo a quattro stelle; ristorante a cinque s.; ellitticamente, un trestelle, un quattrostelle. Anche, simbolo (generalm. asterisco) che nei congelatori e celle frigorifere indica il grado di temperatura minima a cui il congelatore stesso può scendere: freezer a tre stelle. c. Piccolo disegno a forma di stella usualmente punzonato, in numero variabile, sulla culatta delle armi da fuoco portatili ad anima liscia per indicarne il valore della strozzatura. d. Macchia bianca sulla fronte del cavallo, con contorni irregolari e prolungamenti raggiati. e. fam. Goccia d’olio o di grasso che galleggia su un liquido o un fluido: hai visto quante s. fa questo brodo? f. In aerostatica, la parte superiore della rete dell’aerostato, costituita da tratti radiali, avente la funzione di collegare il cerchio della valvola superiore al resto della rete. g. In artiglieria, s. mobile, strumento usato per la misurazione del diametro interno delle bocche da fuoco a varie distanze dal piano di volata e quindi per accertare lo stato di usura di esse, così chiamato in quanto è costituito da una testa cilindrica da cui sporgono, a 90° una dall’altra, 4 spine che si portano a contatto della parete interna della bocca da fuoco. h. Sinon. di rosetta, come elemento dello sperone dei cavalieri. i. In botanica, la parola entra in denominazioni di varie piante che hanno qualcuno dei loro elementi, per lo più il fiore, simile per forma a una stella: s. alpina, s. di Natale (v. le singole voci). l. In gioielleria, sinon. di corona, cioè l’insieme delle facce concorrenti al vertice della rosetta. m. In pirotecnica, nome di cilindretti o pastiglie di composizione pirica che, introdotti in buon numero nei fuochi d’artificio, sono proiettati fuori all’atto dello scoppio producendo luci vivissime colorate. n. Dalle stelle filanti, come sono anche chiamate, meno spesso, le stelle cadenti (v. il n. 2 a di questa voce), prendono nome le note striscioline di carta colorata che si lanciano nel carnevale (v. filante). o. Nello sport, uno dei salti degli esercizî liberi del pattinaggio artistico a rotelle. p. Al plur., stelle (ma più com. stellette o stelline), pastina da minestra in brodo in forma di piccole stelle. 7. Imbarcazione da regata a vela (detta anche star con termine ingl. d’uso internazionale), progettata nel 1911, lunghezza fuori tutto 6,92 m, con scafo a spigolo, chiglia di deriva a pinna con bulbo, armato a sloop (vela bermudiana e fiocco), con 2 persone di equipaggio; porta sulla randa come segno distintivo una stella. 8. In zoologia: a. Stelle di mare o s. marine, nome comune degli echinodermi appartenenti alla classe degli asteroidei che vivono sui fondali marini: hanno dimensioni variabili da pochi centimetri a oltre un metro, e forma di stella a cinque raggi (ma in alcune specie anche in numero molto maggiore), detti braccia; la parte centrale del corpo (disco) ha sulla faccia ventrale la bocca e su quella dorsale l’ano e i fori sottili della piastra madreporica; ciascun braccio è percorso ventralmente dal solco ambulacrale, da cui escono i pedicelli ambulacrali (organi di movimento e di presa), e porta all’estremità un organo fotorecettore, detto ocello. Hanno sessi separati e grande capacità rigenerativa. b. S. serpentine, nome dato nel linguaggio comune agli ofiuroidi, per la loro somiglianza con le «stelle marine» e per la caratteristica mobilità delle braccia, cilindriche e allungate. ◆ Dim. stellétta, stellina, anche con accezioni partic. (v. le rispettive voci); accr. stellóna e stellóne m. (v. stellone); vezz. stellùccia, stelluzza; pegg. stellàccia, spec. nel sign. di destino avverso, sfortuna.TAV.