stasi frenetica
loc. s.le f. Nelle società della tarda modernità, modo di pensare e agire improntato sulla velocità e accelerazione dei processi di elaborazione e decisione, ma che, proprio perché privo della necessaria profondità, porta a cambiamenti di scarsa efficacia. ◆ Da qui la tesi che la metafora che con più incisività riesce a restituire il passaggio che stiamo vivendo è quella della “stasi frenetica”. E per Rosa, uno dei segni più rivelativi di questa “stasi frenetica” è l´irruzione di una politica che dopo essersi disancorata da programmi temporali di lunga durata, legittima se stessa e alimenta il senso della propria missione, ricorrendo in modo sistematico a immagini dromologiche, che insistono sull'esigenza di accelerare i tempi, di abbreviare la durata dei processi decisionali, di non perdere il passo con i tempi che mutano. Già come tale, simile linguaggio tradisce l'ingresso in un orizzonte post-democratico, un esodo dalle strutture temporali della democrazia, che per sua natura ha bisogno di tempi lunghi e di processi dotati di durata e stabilità. (Giorgio Fazio, Micromega.it, 8 maggio 2015, blog Il rasoio di Occam) • Le categorie del politico vanno allora forse cercate altrove. Nella “stasi frenetica” delle società tardomoderne, come sembra suggerire la più attenta sociologia, per esempio. E uno dei segni più evidenti di questa “stasi frenetica” è l'avanzare di una politica che, una volta preso congedo dai programmi e dai progetti di lungo respiro, trova la propria “mission” nell'accelerazione verso traguardi non suoi, nella contrazione dei processi decisionali dove il “come” oscura il “che cosa”. Nel “non c'è tempo da perdere”, senza ben sapere per il raggiungimento di quale obiettivo politico. (Marco Pacini, Espresso, 9 aprile 2017, p. 36, Prima pagina).
Composto dal s. f. stasi e dall'agg. frenetico, come traduzione dell'ingl. frenetic standstill e del ted. rasender Stillstand, negli scritti del sociologo e filosofo tedesco Hartmut Rosa.