stare. Finestra di approfondimento
Stare fermo - Il sign. fondamentale di s., tra i verbi più com. dell’ital., è connesso con i concetti di «permanenza» e di «immobilità», e si contrappone dunque a vari verbi di moto quali andare, camminare, partire ecc. In effetti, l’etimo di s. proviene da un’antichissima radice indoeuropea col valore di «arrestarsi», che si ritrova anche in verbi quali assistere, consistere, esistere, resistere, restare, sostare, stanziare, sussistere e in sost. quali costanza, sostanza, stabile, stasi, stato, statua, stazione, esprimenti tutti concetti affini all’«immobilità». Ma il sign. originario non si è mantenuto, se non in usi letterari o gergali di stare. Tra questi ultimi, si ricordi l’espressione sto che, in alcuni giochi di carte (per es. poker o sette e mezzo), annuncia la rinuncia del giocatore ad avere altre carte (possibile anche in altre persone e modi verbali: carta o stai?, chiesto dal mazziere a un giocatore). Nell’uso lett., numerose sono le attestazioni di s. nel senso di «stare fermo», «stare in piedi», «cessare» e sim.: appena al piano il motore li tradì, subito dopo il ponte sternutì, sobbalzò e stette, irrimediabilmente (B. Fenoglio); da i monti al mar, la bianca turba, eretta / in su le tombe guarda, attende e sta (G. Carducci); ma sta’! Folle desio dove mi spigni? (L. Magalotti). Un sign. frequente di s., affine a «stare fermo», è quello di «fare sosta in un luogo». A differenza di altri sign., qui s. è appropriato a tutti i registri e non è considerato troppo fam.: quanto starai fuori?. Sinon. com. di s. sono essere,fermarsi,restare e rimanere. Essere è il v. più generale e quindi anche quello dal sign. più attenuato, più adatto a esprimere l’idea del trovarsi in un luogo che quella della permanenza: tra un mese sarò a Londra per una settimana. Naturalmente, al part. pass. è impossibile distinguere tra essere e s.: sono stato in Giappone. Restare e rimanere sottolineano l’idea del non spostarsi (o del non essere portati altrove), del non lasciare qualcuno e sim., mentre fermarsi quella della permanenza: restai con lei tutta la notte; mi è rimasta accanto; debbo fermarmi a Milano per due mesi. Inoltre, fermarsi, in questo sign., è riferito quasi esclusivam. a sogg. animati, a differenza degli altri verbi: la macchina è restata dal meccanico una settimana; il pacco è rimasto due giorni all’ufficio postale. Permanere,sostare e trattenersi sono più formali (soprattutto il primo) e possono riferirsi soltanto a sogg. animati (con qualche eccezione per permanere: permangono ancora alcune perplessità): sostammo a Beirut qualche ora; ci siamo trattenuti a lungo a parlare con mio nonno.
Stare ed essere - Essere è spesso sostituito da s. (che è considerato più fam.) quando si riferisce alla permanenza in un luogo inteso come abitazione (abituale o occasionale), e ha come sinon. più appropriati abitare e vivere: siamo in cinque in un appartamento molto piccolo; mio fratello sta con noi da un mese; la Scena si rappresenta in Venezia, in casa di Anzoletto, e in casa di Checca che abita al secondo piano (C. Goldoni); sua madre vive al piano di sotto. Dimorare è oggi non com. e lett. (nelle sei o sette settimane ch’io dimorai a Pisa, ideai e distesi a dirittura in sufficiente prosa toscana la tragedia d’Antigone [V. Alfieri]), mentre risiedere è talora burocr. e artefatto (dove risiede abitualmente?), ma può anche avere sign. fig., come sinon. più formale di essere e s.: la vera contentezza risiede nel volere di Dio (G. Faldella). Alloggiare è formale, ma è abbastanza com. se è riferito ad abitazioni momentanee, per es. in alberghi: dove alloggi quando sei in vacanza? Analogo, ma più formale, è soggiornare, sempre per residenze temporanee e per lo più a pagamento: soggiornammo per tre notti in un magnifico albergo. Nel sign. di abitare,s. è fam. anche nell’espressione s. di casa: dove stai di casa?
Stare e trovarsi - Un altro sign. assai frequente di s. è quello di «essere collocato». Anche in questo caso s. si alterna soprattutto con essere, che, comunque, è avvertito dai parlanti come verbo più appropriato e meno fam., spec. se riferito a un oggetto o a un luogo: le chiavi sono nella borsa; il vaso è sul tavolo; il mio paese sta in alta montagna; le scarpe stanno ancora nella scatola. L’uso di s. al posto di essere è frequente soprattutto nell’ital. centro-merid., dove viene talora impiegato, almeno nelle varietà meno sorvegliate, anche per indicare il permanere in una determinata condizione psico-fisica: oggi sto proprio arrabbiato e sim. (v. scheda essere). L’ital. standard ammette l’uso di s., in questo sign., soltanto nelle espressioni s. bene o male (che cos’hai, non stai bene?), peraltro sostituibili dai più formali sentirsi bene o male o, soltanto per lo star male, essere ammalato o malato (che è intens.). Per quanto riguarda gli altri sinon., nel sign. di «essere collocato» un verbo assai com. (anche se più formale di s. e di essere) è trovarsi, per tutti gli usi: la nostra casa si trova a due chilometri da qui; il divano si trova davanti alla finestra. Trovarsi è oggi molto com. anche in riferimento a persone: dove ti trovi?; dove posso trovarti oggi pomeriggio? Situarsi e ubicarsi sono più formali e burocr. e sono adatti soltanto per luoghi (anche fig.): il suo intervento si situa in un punto nevralgico delle nostre problematiche; l’appartamento si ubica sul lato ovest dello stabile. Per quanto riguarda il sign. di «permanere in un determinato stato o condizione psico-fisica», oltre a sentirsi (che si alterna con s. nei già commentati s. bene o male ma che è molto più appropriato di s. e si alterna con essere in tutti gli altri casi: sentirsi allegro, triste, fortunato, arrabbiato ecc.) si può avere, soltanto in alcuni contesti, trovarsi: trovarsi in difficoltà, in cattive condizioni,a disagio. In molte espressioni ormai cristallizzate, invece, s. è di fatto l’unica alternativa possibile (se non si vuole riformulare l’intera espressione): s. in piedi, addosso, a galla, alla larga, attento, appresso e tutte le altre cit. sotto il lemma stare.
Altri usi - Nell’uso fam., s. indica «avere una relazione più o meno stabile»: lo sai che Mario sta con Ada? I sinon. sono tutti più specifici: essere fidanzato, essere sposato, essersi messo, convivere. Anche l’espressione avere una relazione è considerata più marcata, in quanto suggerisce l’idea della breve durata del rapporto, ancora più accentuata con farsela o intendersela: Gloria se la fa con mio fratello. Data l’estrema genericità e frequenza di s., e come è avvenuto per altri verbi di stato o di moto (essere, andare, venire), s. si è grammaticalizzato, vale a dire che viene usato anche con valore quasi di ausiliare in varie espressioni. In primo luogo, seguito da un gerundio, s. indica l’imminenza o la progressività dell’azione: Marco sta arrivando da un momento all’altro (possibile anche con s. seguito da per e l’infinito: sta per arrivare); sto studiando da due ore. Inoltre, è coinvolto in talune espressioni con a e l’inf. di alcuni verbi, in cui esprime un invito o un ordine (stammi bene a sentire), un dubbio o una probabilità (sta’ a vedere che arriva tardi anche oggi; staremo a vedere se gli riesce di farla franca) o in altri usi (e ora non starmi a dire che non ti avevo avvertito; sta tutto il giorno a guardare la televisione).