stanza1
stanza1 (ant. stànzia) s. f. [lat. tardo stantia «luogo di dimora», der. di stare «stare, star fermo»]. – 1. a. ant. o letter. Il fatto di stare, di fermarsi e sostare, di dimorare in un luogo: fare lunga, breve s.; non vo’ che più t’arresti, Ché la tua stanza mio pianger disagia (Dante); come che grave gli paresse il partire, pur temendo non la propria stanza gli fosse cagione ... (Boccaccio); un bel cespuglio ... Così vòto nel mezzo, che concede Fresca stanza fra l’ombre più nascose (Ariosto); Ma i Penati di Troja avranno stanza In queste tombe (Foscolo); Giove mandò tra gli uomini la Verità, e diedele appo loro perpetua stanza e signoria (Leopardi). In partic., alloggio, luogo dove si può alloggiare: trovare, prendere s. in un luogo; con valore più concr.: a’ compagni imposto che sembianti facessero di non esser con lui né di conoscerlo e che di stanzia si procacciassero (Boccaccio); domandò qui dentro esser raccolto, Perché non c’è altra stanza a dieci miglia (Ariosto). Sempre con valore concr., ma più ampio: era codesta L’ultima stanza de’ mortali (Manzoni), l’estremo luogo abitato da uomini; Così meco ragiono: e della stanza Smisurata e superba, E dell’innumerabile famiglia (Leopardi), qui con allusione a tutta la terra. b. ant. Al plur., quartiere militare, e spec. il quartiere invernale: essere alle s., ritirarsi nelle s.; svernare nelle s.; il Valentino, levato il campo il decimo dì, distribuì le genti alle stanze per le terre vicine (Guicciardini). Più recentemente, il termine (nella locuz. di stanza) faceva riferimento alla sede permanente di un reparto (un reggimento di s. a Udine); oggi il termine ufficiale è sede. c. Nel linguaggio venatorio, il rifugio del cervo, quell’angolo del bosco più fitto che il cervo pare scelga a dimora preferita e dove si reca a riposare. 2. Ognuno degli ambienti interni, limitati e divisi l’uno dall’altro da pareti, che compongono gli edifici, soprattutto quelli d’abitazione e d’ufficio; ha valore più generico che camera (v., per le differenze, questa voce), per quanto anche stanza non indichi di solito ambienti che, per avere impianti e destinazioni speciali, sono distinti con un proprio nome (per es. la cucina). Con uso e sign. tecnico più ampio il termine s’identifica con vano utile (v. vano2). Negli edifici d’abitazione: un appartamento di 4, di 6, di 10 stanze; le s. del primo, del secondo piano; s. a terreno; le s. a tetto o sotto il tetto; s. interna (che guarda sul cortile o comunque senza vista sulla strada), s. esterna (che guarda sulla via); le s. che s’affacciano sul corridoio; s. libera o a ingresso libero, s. con passaggio obbligato; una fuga di stanze, quando sono molte e consentono il passaggio diretto dall’una all’altra, sicché, aprendo tutte le porte di comunicazione, dalla prima si riesce a vedere l’ultima; s. alta, bassa, ariosa, chiara, luminosa, buia; s. vuote, ammobiliate; stanze (più com. camere) da affittare; con riguardo alla destinazione: s. d’ingresso, d’entrata (anche, comunem., ingresso, entrata); s. da pranzo o, fam., da mangiare; s. di soggiorno; s. da ricevere; s. da letto; s. di lavoro; s. da bagno (o semplicem. bagno). Negli alberghi, come sinon. del più com. camera: un hotel con più di 200 s.; prenotare una s. con bagno; non trovare una s. disponibile, ecc. In uffici: la s. del direttore, del capufficio, dell’economo; la s. del ministro; la s. 24, ecc. Con valore più generico, di altri ambienti: la s. dov’è conservato il grano; s. per gli attrezzi agricoli; s. mortuaria, più com. camera o cappella mortuaria (v. mortuario), ecc. Per la locuz. stanza dei bottoni, v. bottone (n. 2 a). In alcune denominazioni storiche, si trova usato tradizionalmente stanza invece di sala: per es., le Stanze Vaticane, in Vaticano, decorate dai celebri affreschi di Raffaello e scolari e dette perciò anche Stanze di Raffaello. 3. In economia, s. (o camera) di compensazione (o di liquidazione), nome generico di qualsiasi istituzione centrale mirante a facilitare la liquidazione di operazioni tra soggetti in rapporto tra loro, e in partic., la regolazione dei rapporti di debito o credito tra banche, originati dalla circolazione di assegni bancarî: in Italia, di norma, le stanze di compensazione hanno sede in tutte le città in cui esista una filiale della Banca d’Italia e sono regolate mediante convenzioni tra questa e le Camere di commercio (v. anche compensazione, n. 3 b); stanza dei pubblici pagamenti, istituzione livornese risalente al principio del sec. 18°, da cui sono derivate le moderne stanze di compensazione. 4. Nella metrica italiana, altro nome della strofa d’una canzone, anche come componimento a sé stante; talora, sinon. di ottava: le s. dell’Ariosto, del Tasso; e come titolo: le «Stanze per la giostra» di A. Poliziano. Questo sign., che si ricollega direttamente all’accezione originaria (di «fermata»), deriva dal fatto che la strofa o l’ottava, racchiudendo un senso compiuto, comporta alla sua fine una pausa, un riposo, che ne costituisce la caratteristica. ◆ Dim. stanzétta, stanzettina e stanzettùccia, stanzina e stanzino m. (anche con accezioni partic., v. stanzino); spreg. stanzùccia, stanzùcola; accr. stanzóna e più com. stanzóne m.; pegg. stanzàccia.