stagnare1
stagnare1 v. intr. e tr. [lat. stagnare, der. di stagnum «stagno, acqua morta»] (io stagno, ... noi stagniamo, voi stagnate; e nel cong. stagniamo, stagniate; come intr., aus. avere). – 1. intr. a. Di acqua superficiale, fermarsi in una conca, in una bassura, formando uno stagno, impaludandosi: condussero i cavalli al fiumicello la cui acqua già scarsa stagnava qua e là (Deledda); per estens., di liquidi, fermare il proprio flusso: il sangue usciva abbondante dalla ferita e non accennava a stagnare. Analogam., dell’aria, esser ferma, senza movimento: le nebbie stagnano sempre su quelle zone malsane; l’aria lenta Che a stagnar si rimase Tra le sublimi case (Parini). b. In senso fig., analogam. a ristagnare, esser fermo, privo del normale movimento, soprattutto con riferimento all’ambito econ. e finanziario: il mercato continua a s.; capitali che stagnano nelle casse dello stato, che restano inutilizzati, non produttivi. In usi poet., riferito a sentimenti: la mente non s’acqueta, Rompendo il duol che ’n lei s’accoglie e stagna (Petrarca). 2. tr. Con valore causativo, far cessare il fluire d’un liquido (soprattutto del sangue): s. un’emorragia; Piangete, occhi dolenti, alla fin tanto Che Morte stagni el vostro amaro pianto (Poliziano). 3. Come intr. pron., cessare di sgorgare, di fluire: le lagrime mi si stagnarono sulle ciglia (I. Nievo). ◆ Part. pres. stagnante, anche come agg. (v. la voce).