stabilita
stabilità s. f. [dal lat. stabilĭtas -atis, der. di stabĭlis «stabile»]. – 1. Il fatto, la condizione e la caratteristica di essere stabile, sia in senso proprio, cioè ben basato ed equilibrato, capace di resistere a forze e sollecitazioni esterne: s. delle fondamenta di una costruzione, e s. di un edificio, di un ponte, di una struttura; sia in senso estens. e fig., che resiste, si conserva e si mantiene senza subire spostamenti, cambiamenti o modificazioni rilevanti: s. dei colori, della tinta di un tessuto; s. politica, sociale, economica, e s. di un governo, di una maggioranza, delle condizioni economiche, dell’ordinamento sociale; s. di un accordo, della pace; s. di propositi. 2. Con accezioni scient. e tecn.: a. In fisica, con riferimento allo stato (meccanico, termodinamico) di un sistema fisico, si dice che è in condizioni di stabilità se, dopo una perturbazione esterna, tende spontaneamente a tornare nello stato iniziale: la stabilità caratterizza quindi quegli stati di equilibrio ai quali corrisponde un valore minimo dell’energia; in questo senso si parla di s. dell’equilibrio e di grado di s., come capacità del sistema di mantenere invariato il suo stato di fronte a perturbazioni di intensità crescente; s. statica o dinamica, in un sistema materiale, l’attitudine del sistema a mantenersi in una configurazione di equilibrio o, rispettivam., su una determinata traiettoria, nonostante l’azione di cause perturbatrici. b. Nell’architettura navale, attitudine di una nave o di un’imbarcazione a riprendere la sua posizione normale di equilibrio quando ne sia scostata a causa delle oscillazioni (rollio o beccheggio) provocate dal moto ondoso; in partic., s. di rotta, l’attitudine a mantenere la rotta senza continue correzioni del timone, dipendente dalla forma dello scafo di deriva, dalla lunghezza della chiglia, dalle dimensioni del timone, ecc. Con sign. analoghi il termine e le relative locuzioni sono usati anche in rapporto ad aeromobili (per cui v. anche volo). c. In chimica, s. di un sistema, di un composto, la proprietà di conservarsi invariato, di non subire modificazioni chimiche; s. di un esplosivo, la sua resistenza ad alterazioni spontanee. d. In meteorologia, s. delle condizioni atmosferiche (o, nell’uso com., del tempo), s. della temperatura o della pressione, ecc., la tendenza a perdurare, a non subire rilevanti variazioni per un certo periodo di tempo. e. In economia, situazione di condizioni, grandezze, valori economici caratterizzata non da immobilità ma da continue lievi oscillazioni intorno a un determinato livello (detto appunto equilibrio stabile): s. del reddito nazionale, dell’occupazione, del ritmo di sviluppo produttivo; s. della moneta (s. della lira, dell’euro, del dollaro, ecc.), s. dei cambî; s. dei prezzi. f. Nel diritto del lavoro, s. del posto di lavoro o dell’impiego o dell’occupazione, il diritto del lavoratore subordinato a conservare il proprio posto per un periodo di tempo predeterminato, previsto dalla legge fino al raggiungimento del limite di età per i dipendenti del pubblico impiego (salvo che per circostanze eccezionali) e, con particolari limitazioni, per i dipendenti di imprese private.