squillare
v. intr. [der. di squilla1] (aus. avere). – 1. Produrre un suono acuto e vibrante, o alto e chiaro, riferito a campanelli e a trombe (il cui suono è appunto detto squillo), o anche a squille e piccole campane e ad altri oggetti e apparecchi: sentì s. il campanello; le trombe squillano; il telefono ha squillato a lungo; buttò la moneta sul grande banco di marmo, e la moneta squillò proprio come prometteva (Vittorini). Per estens., riferito a una voce umana (e alle parole, alle cose stesse che esprime), alta e sonora: la voce dell’oratore squillava nel silenzio dell’aula; la sua coraggiosa denuncia squillò alta in Parlamento e sulle piazze. Nel linguaggio letter. e poet., ha talora uso trans., sia con valore causativo (far squillare suonando): Chi mostra fuochi, chi squilla el suo corno (Poliziano); sia col sign. di annunciare, far sentire con gli squilli: la roca Tromba ne va per la città squillando De la battaglia il sanguinoso accento (Caro). 2. fig. a. Essere molto vivace, spiccare e fare un forte stacco, riferito a colori: gialli e rossi accesi che squillano sul fondo grigio. b. ant. Guizzare, lanciarsi o muoversi con grande rapidità: E lo smeriglio si vede squillare Di cielo in terra (Pulci). ◆ Part. pres. squillante, frequente come agg. (v. la voce).