spot
〈spòt〉 s. ingl. [propr. «punto, macchia, zona ristretta»; nei sign. 1 e 2 è abbrev. della locuz. spot light, o spotlight 〈spòtlait〉 «punto, o fascio, luminoso»] (pl. spots 〈spòts〉), usato in ital. al masch. – 1. a. Riflettore che proietta il fascio luminoso in una zona molto ristretta, impiegato in studî fotografici per creare effetti di luce secondaria, in musei e gallerie per illuminare gli oggetti d’arte esposti, ecc. Il termine indica anche, come equivalente dell’ital. faretto, il piccolo proiettore a lampada normale e con portalampada orientabile, la cui luce può essere concentrata per essere la lampada posta per quasi tutta la sua lunghezza entro una struttura cilindrica, spesso con superficie interna riflettente; è di solito usato nelle vetrine di negozî o in luoghi di esposizione per mettere in rilievo particolari oggetti, e anche nelle abitazioni, per illuminare determinati angoli, o per aiuto degli occhi nella lettura o in altre specifiche attività. b. In elettronica, punto luminoso prodotto dagli elettroni che colpiscono lo schermo fluorescente di un oscilloscopio, di un televisore, ecc. 2. Per estens., spot pubblicitario, o assol. spot, breve messaggio pubblicitario che viene solitamente inserito in trasmissioni radiofoniche o televisive, interrompendone la continuità; è talora costituito da poche brevi battute, altre volte assume la forma di una scenetta comica o di un rapido raccontino. 3. In chimica analitica, spot test, locuz. equivalente all’ital. saggio o analisi alla tocca (v. tócca).