spostato
agg. e s. m. (f. -a) [part. pass. di spostare]. – 1. agg. a. Cambiato di posto, che si trova fuori o in luogo diverso dal posto abituale: come mai i quadri sono tutti s.?; meno com. con riferimento a spostamenti temporali: i turni di guardia sono tutti spostati. b. In araldica, attributo di una pezza onorevole rotta nel mezzo, le cui parti si trovano spostate l’una rispetto all’altra (per es., l’una alzata verso il capo, l’altra abbassata verso la punta, l’una avvicinata a destra, l’altra a sinistra), in modo che i due pezzi si tocchino per un punto solo venendo a formare una specie di scalino. 2. agg. e s. m. Detto di chi, per una serie di circostanze non sempre dipendenti dalla sua volontà, non è riuscito a realizzarsi nella vita, e si trova quindi in una situazione di disagio psicologico, sociale, culturale e sim.: un giovane s., una ragazza s.; più com. come sost.: lei è un’ottima impiegata, ma il suo collega è uno s.; non vorrai prendere per marito quello s.!; con la sua eccessiva indulgenza ha fatto della figlia una s.; che famiglia di spostati!